A oggi, la situazione scuola è semplice: il Nord apre. Il Sud non si sa. Puglia, Calabria e Sardegna hanno già deciso di rinviare l’apertura dell’anno scolastico e altre, come Basilicata, Abruzzo e Campania, non escludono uno slittamento.
Ma perché le Regioni del Meridione vogliono aprire dopo? C’è il problema della gestione degli eventuali contagi. Esiste il dramma dei mezzi pubblici pericolosissimi per il Covid: sarebbe opportuno andare in auto, tutti. Essite l’incognita della consegna dei banchi monoposto nei tempi previsti e della carenza delle aule a cui fare fronte. Dei banchi a rotelle si son perse le tracce. In più, il dramma del rischio cattedre di ruolo vuote e di un’impennata di supplenti.
È rimasta vuota una buona parte delle cattedre, con necessità di coprire le restanti con supplenti. Le nomine in ruolo dei docenti devono avvenire per il 50% dalle graduatorie a esaurimento. E per il restante 50% dalle graduatorie concorsuali (in primis, concorsi 2016, 2018).
Il Mezzogiorno ha paura che i ragazzi si contagino fra loro. E che poi passino l’infezione ai deboli, ai malati, agli anziani. Temono un secondo lockdown localizzato solo in alcune aree del Sud. Esistono poi i lavoratori fragili, da tutelare assolutamente: non possono prendere il coronavirus. Centinaia gli insegnanti che avrebbero già chiesto di non tornare in cattedra in quanto più esposti al contagio. Ossia chi? Chi è affetto da più patologie contemporaneamente, gli immunodepressi, i pazienti oncologici. Si possono aggiungere anche coloro che hanno più di 55 anni per i quali il medico Inail decide che è necessaria la sorveglianza sanitaria eccezionale: sono le regole generali di tutela dei lavoratori. Più quelle emanate nei mesi scorsi per tutti coloro per i quali il contagio da Covid potrebbe avere conseguenze anche molto gravi.