Quali sono le novità introdotte dalla Legge di Bilancio del 2021 riguardo alla rivalutazione delle pensioni? Un occhio di riguardo lo merita in particolare la perequazione automatica.
In data 16 novembre il Consiglio dei Ministri presieduto da Giuseppe Conte ha avallato la Legge di Bilancio 2021 che entro il 31 dicembre 2020 dovrà essere definitivamente approvata pure dal Parlamento. Ad ogni modo, nella versione approvata dal CdM è previsto, come al solito, un pacchetto previdenziale che comporta cambiamenti anche con riferimento alla rivalutazione dell’assegno pensionistico già in essere in base all’inflazione.
Niente rivalutazione pensioni per il 2021
Per far sì che di volta in volta l’importo corrisposto agli ex lavoratori rimanga ancora al costo della vita si applica il cosiddetto meccanismo della perequazione. In seguito al blocco dell’incremento stabilito per il 2019 e 2020, pure per il 2021 le autorità competenti sarebbe sul punto di confermare la medesima politica, fino al 1° gennaio 2023. Difatti, l’art. 61 della bozza di legge dispone lo slittamento del sistema di rivalutazione a gennaio 2023, che si sarebbe, invece, dovuto ripristinare già dal 2022.
A denunciarlo è lo SPI-CIGL, che, senza troppi fronzoli, lo descrive come l’ennesima beffa per i pensionati italiani con il prolungamento del blocco della rivalutazione degli assegni. Nello specifico – prosegue il Sindacato dei pensionati – si fa riferimento all’art. 61 che statuisce lo slittamento al 2023 del sistema di rivalutazione introdotto nel 2011 e soggetto ai molteplici blocchi messi ripetutamente. Tale meccanismo andava ripristinato dall’inizio del 2022 e – si legge – avrebbe assicurato un recupero maggiore del potere d’acquisto delle pensioni, fortemente sgretolato nell’ultimo decennio.
SPI-CIGL protesta
Per l’ennesima volta – conclude lo SPI-CGIL – si dispone di andare a mettere mano nei portafogli di una categoria che ha già pesantemente subito le conseguenze delle manovre economiche e politiche dei vari Governi che si sono succeduti. Un errore nonché una profonda ingiustizia – denuncia il sindacato – resa ulteriormente più insopportabile perché fatta di nascosto, senza intrattenere alcun genere di dialogo con gli enti che rappresentano milioni di cittadini. Nel pacchetto previdenziale della manovra 2021 sono, invece, in programma l’estensione dell’Opzione donna e dell’Ape sociale, e l’introduzione di modalità di calcolo per il part time verticale ciclico.
La stretta sulla rivalutazione prosegue, perciò, a provocare danni sugli assegni. Come spiegato dalla UIL, infatti, il relativo freno ha causato una perdita di circa mille euro in media l’anno, svantaggiando prevalentemente gli assegni di importo medio-alto. Difatti, per chi percepisce un reddito da 1.568 euro, la perdita si traduce in un ammanco secco di 960 euro l’anno e più l’importo sale e più lo “scippo” cresce: il culmine lo si tocca per gli assegni da 4.560 euro al mese, per i quali si perdono 7.190 euro.
Comunque bisogna sottolineare che per il 2021 il taglio in questione non dovrebbe provocare chissà quali conseguenze a stretto giro. Secondo le recenti notizie, a causa degli enormi danni inflitti dal Coronavirus, la percentuale di rivalutazione dovrebbe comunque essere pari a zero, poiché la variazione dell’indice dei prezzi dovrebbe essere negativa.
Cos’è e come funziona la perequazione
La perequazione è un aumento dei trattamenti pensionistici atto a proteggere il potere di acquisto delle cifre percepite come pensioni, di qualunque tipologia siano. A prescindere dal fatto che siano o meno integrate al trattamento minimo, rientrano in questa categoria:
- le pensioni dirette: pensioni di vecchiaia, pensioni anticipate;
- le pensioni indirette: pensioni ai superstiti.
Gli importi sono direttamente correlati all’inflazione in base a precise condizioni, ossia aumentano all’aumentare del costo della vita. L’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di impiegati e operai stabilisce il valore di riferimento da applicare, dapprima in forma di indice provvisorio e, successivamente, in forma definitiva, come indice da conguagliare a inizio anno.