Poiché oneroso, il riscatto contributi va adeguatamente ponderato prima di farne espressa richiesta. Assume convenienza se dà modo di conseguire un reale anticipo sulla pensione. Diversamente, perde di significato, ossia diventa controproducente, quando lo si desidera esclusivamente al fine di aumentare l’importo dell’assegno previdenziale.
Le stesse somme, infatti, possono essere depositate in un fondo complementare che offre una trasformazione più proficua. Ma facciamo un passo indietro ed esaminiamo accuratamente la questione.
Riscatto contributi: pro e contro da soppesare
La fretta è cattiva consigliera, a maggior ragione in temi così delicati, dove una scelta errata può incidere in misura significativa sul futuro stile di vita. Di conseguenza, il consiglio è di soppesare a fondo pro e contro associabili al riscatto contributi. L’importo da versare è oneroso ed il gioco deve, naturalmente, “valere la candela”.
Se il lavoratore è in aspettativa risulta la mossa più saggia laddove abbia in ogni caso diritto ai contributi figurativi per l’accesso alla pensione. E l’eventuale part-time non pregiudichi la possibilità di raggiungere la pensione anticipata con 41 anni 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per i maschi.
Se, invece, per raggiungere il periodo indicato è necessario riscattare tali periodi il pagamento è la soluzione consigliata, in quanto consente un anticipo reale sulla pensione anticipata. Sostenendo il relativo onere per i contributi, il periodo scoperto sarebbe esattamente valutato come anno di lavoro a tempo pieno.
Verificare con gli esperti in materia
Il discorso ha portata generale e prima di dare risposte definitive è quanto mai necessario valutare la singolare situazione. Qualora i dubbi persistano è preferibile contattare un CAF o un patronato per comprendere se il riscatto serve veramente ad anticipare la pensione.
Eseguita una stima dell’importo che si andrebbe a vedersi riconosciuto, ci saranno tutte le informazioni utili a prendere una decisione in maniera consapevole.