Quota 41 è la possibilità di andare in pensione in modo anticipato, ma con una riduzione sul cedolino ecco perché.
Quota 41, a chi è destinata?
In attesa di una riforma del sistema pensionistico italiano, si cerca di capire come andare in pensione con quello attuale. Nel caso di pensione anticipata è possibile andare a riposo con 62 anni anagrafici e 41 anni di contributi. Quindi il requisito anagrafico è importante, anche se sembra che il Governo Meloni punti all’eliminazione dell’età, come premio a chi ha svolto una vita lunga e lavorativa. Occorreranno quindi solo i 41 anni di contributi.
I nati nel 1958, che hanno maturato 41 anni di contributi, potrebbero andare in pensione nel 2024 con un anno di anticipo e sempre se le cose non subiscono variazioni. Tuttavia il meccanismo prevede che al passare degli anni, a subire maggiori vantaggi, in termini di anticipo per andare in pensione saranno le nuove generazioni, ma di contro non è facile che trovino lavoro da giovani.
Come varierebbe la pensione?
Andare in pensione prima può essere una buona notizia, visto l’allungarsi della vita media. Ma adesso è meglio fare i conti e capire se ci sono delle ripercussioni dal punto di vista dell’assegno mensile Inps.
Il problema è che si sta a lavoro meno anni e si percepisce la pensione per più tempo. Secondo gli esperti questo potrebbe comportare una riduzione dell’importo. Maggiore è l’anticipo, maggiore sarà anche la riduzione, calcolata circa del 12% per gli uomini e del 9% per le donne. La percentuale sulle donne è più bassa per il semplice fatto che le pensioni delle donne sono inferiori. Tuttavia ancora una volta il lavoratore, si troverà davanti alla scelta di decidere se guadagnare in termini di tempo o perderci sull’assegno mensile. Con la quota 41 la storia tornerà a ripetersi.
Infine i laureati potrebbero trovare vantaggi da questa ipotetica nuova regola, perché riscattando la laurea, a pagamento, potrebbero guadagnare ben 5 anni, a patto che ci siano anche gli altri elementi contributivi.