Ce ne siamo già occupati in passate occasioni, e oggi torniamo a trattare un tema delicato, che molte famiglie e contribuenti hanno particolarmente a cuore. Stiamo parlando delle malattie croniche del sistema immunitario, le quali danno diritto alla pensione di invalidità riconosciuta dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS).
Pensione di invalidità INPS: la diagnosi può non essere immediata
I pazienti che riportano disturbi da immunodeficienza ricevono spesso una diagnosi solo dopo anni in quanto la sintomatologia non è sempre specifica. Ciò vuol dire che persino per il personale medico specializzato risulta complesso riassociare i sintomi ad una forma peculiare di immunodeficienza. Rimane comunque imprescindibile il riconoscimento della malattia come condizione patologica cronica che limita e compromette in modo rilevante le attività professionali e lavoratrici del paziente.
È bene evidenziare come il riconoscimento all’assegno non avvenga per ogni malattia permanente. Il trattamento previdenziale INPS spetta esclusivamente a colui che presenta una incapacità lavorativa totale. Per stabilire se vi ricorrano le circostanze, la Commissione medica dell’INPS è adibita ad eseguire i controlli di turno. A seconda del grado di invalidità che i medici legali riscontrano è possibile beneficiare di agevolazioni fiscali, misure assistenziali e sussidi, esenzioni del ticket sanitario. Più precisamente le autorità mediche hanno il compito di individuare dapprima le malattie croniche del sistema immunitario, le quali danno diritto alla pensione di invalidità accordata dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Così facendo il singolo individuo avrà la facoltà di verificare se rientra o meno nel novero dei soggetti tutelati dalla legislazione.
Le tabelle pubblicate dal Ministero
A tal proposito, esistono delle tabelle pubblicate dal Ministero che riportano con esattezza il punteggio e la percentuale di invalidità che l’INPS riconosce alle varie patologie croniche e invalidanti. Nei disturbi immunitari rientrano, ad esempio, i linfomi linfoblastici, l’anemia emolitica, l’artrite reumatoide, la cui percentuale di invalidità oscilla tra il 40 e il 60 per cento. Invece, la Commissione INPS conferisce una percentuale di inabilità completa, cioè pari al 100 per cento, al manifestarsi di immunodeficienza secondaria con tumori associati o infezioni opportunistiche.
Il paziente che soffre di questa determinata patologia è nella posizione di avanzare domanda al proprio medico curante affinché gli rilasci un certificato attestante la malattia. Successivamente avrà il compito di sottoporsi ad una visita di accertamento, nella data e nel luogo che stabilirà la Commissione sanitaria legale. In tale maniera avrà la facoltà di garantirsi il riconoscimento del trattamento previdenziale che, con cadenza mensile, l’INPS provvederà ad erogargli.