Stipendi, vitalizi e pensioni parlamentari: quando la vita è bella. Spesso le cifre di quanto percepiscono i nostri onorevoli sono celate nell’anonimato, anche perché giochi di interessi spingono certi media a sorvolarvi. Ma essendo soldi pubblici forse un po’ di trasparenza ci servirebbe. Se paghiamo le tasse sarà pure lecito conoscere dove fanno a finire, o no?
Pensioni parlamentari: facciamo i conti in tasca
Partiamo dalla classe politica attuale: secondo le stime pubblicate sul portale Investireoggi.it, fra retribuzioni, rimborsi e diarie, gli stipendi arrivano tranquillamente a 17mila euro. Numeri che fanno venire la pelle d’oca, specialmente in un periodo del genere, in cui molte famiglie faticano a sbarcare il lunario.
Non lasciano sereni nemmeno le pensioni parlamentari. Difatti, il personale del Senato e della Camera (complessivamente 7.200 assegni) oscillano attorno ai 58-59 mila euro lordi all’anno, cioè 4.800-4.900 euro al mese. La forbice è maggiore per quanto riguarda i vitalizi, poiché dipendono dal numero di legislature svolte. In media, nelle casse di ognuno finiscono 70mila euro per i vitalizi diretti e 37mila per quelli di reversibilità. In totale, sono circa 2.700 vitalizi pari a un importo complessivo sui 200 milioni l’anno.
Se prendiamo in esame gli stipendi dei parlamentari, il Movimento 5 Stelle intenderebbe ridurli. Dopo il referendum sul taglio del numero dei componenti del Senato e della Camera, Luigi Di Maio ha affermato di voler mettere mano pure agli spropositati compensi elargiti. Ridotto il numero dei politici – ha dichiarato -, occorrerà pensare a una normalizzazione degli stipendi. La parola d’ordine è e deve essere normalità. Da anni gli italiani sono costretti a fare sacrifici e la politica, soprattutto in questo momento, ha il dovere di dare il buon esempio.