Con un comunicato congiunto, Confcommercio, Confetra e Manageritalia lanciano un appello al Governo per una decisa azione sul fronte del trattamento previdenziale dei lavoratori dipendenti Over 60 a rischio estromissione dal mondo del lavoro. Anche in vista di un progetto di revisione del sistema pubblico delle pensioni, che superi quota 100.
Le tre organizzazioni segnalano un pericolo nel tessuto sociale. Tra gli effetti dell’emergenza sanitaria, alcune aziende hanno sentito necessario dare avvio a processi di ristrutturazione e riorganizzazione interna. Un processo che rischia di lasciare a piedi gli Over 60, i quali, non avendo maturato i requisiti necessari per conseguire l’assegno di pensionamento, hanno unicamente modo di fare leva sull’indennità di disoccupazione e il Trattamento di Fine Rapporto (TFR).
Pensioni: Confcommercio, Confetra e Manageritalia pensano a soluzioni concrete per compensare le problematiche di inserimento
Così Confcommercio, in coabitazione con Confetra e Manageritalia, ha pensato a delle soluzioni concrete per andare incontro a chi ha avuto percorsi lavorativi discontinui e difficoltà di reinserimento. Un aiuto volto ad assistere pure i numerosi soggetti che operano nelle Piccole e Medie Imprese (PMI) che non hanno accesso al contratto di espansione, un privilegio concesso alla compagnie con più di 500 dipendenti.
La proposta 1 avanzata mira a riproporre l’Ape volontario e aziendale; con un anticipo di tre anni rispetto al limite minimo di età stabilito per le pensioni di vecchiaia ed almeno 20 anni di anzianità contributiva. Trattandosi di un prestito bancario ottenuto mediante l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS), l’Ape non è ritenuto reddito imponibile; ed è cumulabile con la percezione dell’indennità NASpI e dell’Ape sociale.
La proposta 2 è diretta a favorire il versamento della contribuzione volontaria, anche a carico del datore di lavoro o dei Fondi pensione di iscrizione. Il fine è qui individuato nel non penalizzare la misura previdenziale, in caso di perdita dell’occupazione nel triennio antecedente al pensionamento di vecchiaia. E uno strumento di accompagnamento aggiuntivo, compatibilità con l’indennità di disoccupazione. Tra i punti a favore dell’impresa, quello di poter interamente dedurre l’onere sostenuto.
Infine, la proposta 3 persegue lo scopo di introdurre, nella disciplina dei fondi di previdenza complementare, una ulteriore prestazione, parziale e anticipata. Gli iscritti avrebbero l’opportunità di coprire vuoti contributivi nella gestione lavoratori dipendenti INPS in esenzione completa d’imposta. Pertanto ci sarà la possibilità di coprire pure i lassi di tempo collocati prima del 31 dicembre 1995; data in cui è stato introdotto il sistema di calcolo delle pensioni con il sistema contributivo.
Per ripristinare un maggiore criterio di flessibilità
Le proposte – sottolinea Donatella Prampolini, vice presidente Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità – sono orientate a ripristinare un criterio di flessibilità maggiore all’interno del sistema previdenziale, mantenendo però ferma la sua sostenibilità finanziaria, alla base del patto generazionale su cui si basa la previdenza pubblica. Questa – aggiunge la Prampolini – credono possa essere l’occasione per apportare all’impianto generale le opportune correzioni, garantendo certezza e stabilità delle norme per gli anni a venire. Elementi troppo spesso trascurati e in assenza dei quali per lavoratori e imprese è impossibile eseguire una programmazione.
A detta di Guido Nicolini, presidente Confetra, è essenziale accompagnare i processi riorganizzativi a cui parecchie aziende, colpite dal Coronavirus, saranno costrette a sottostare. Provvedimenti, a costo zero per lo Stato, indirizzati verso una prospettiva pensionistica alle categorie, in particolare alle figure dirigenziali, maggiormente esposti al rischio di estromissione dal mercato del lavoro; e, contemporaneamente, più difficilmente ricollocabili per questioni di età.
Chi ribadisce con fermezza la validità delle idee messe sul piatto è poi il presidente Manageritalia, Guido Carella. Le direttive nascono da un’evidenza reale – esordisce -, ovvero un sistema di tutela sociale che pecca in coerenza rispetto all’esigenza dell’intero bacino del personale dipendente e delle qualifiche dirigenziali.
Un’alternativa al sistema preesistente
La relativa fruizione, che sarà posta all’esame delle istituzioni governative e dei sindacati sociali, si pone come un’alternativa al preesistente sistema e coniuga strumenti utili ad assicurare un trattamento equo e un pensionamento sereno ai lavoratori, fruendo di soldi accumulati nel tempo a scopi previdenziali, senza sortire ripercussioni sulle finanze pubbliche. Tutto ciò Carella lo vede come un’occasione non solamente per i manager e gli alti professionisti, ma, più in generale, per qualsiasi lavoratore dipendente al quale la contrattazione collettiva ha garantito un sistema integrativo di previdenza.