Più fonti hanno divulgato la notizia dell’incremento delle pensioni a novembre per i soggetti portatori di invalidità. Una rivalutazione pari a 651,51 euro mensili (più tredicesima). E non finisce qua. Difatti, per la prestazione in oggetto i beneficiari, tramite il recupero degli arretrati, troveranno fino a 2 mila euro di credito sul cedolino. Evidentemente, specie in tale periodo di crisi generale, per i soggetti più fragili ciò costituisce un intervento importante. D’altra parte ci sono alcune puntualizzazioni da fare, soprattutto per evitare delusioni nel momento in cui la somma non arrivi sul conto corrente.
Pensioni di novembre: partono già le prime lamentele
Guardando al cedolino del prossimo mese pervengono giù le prime lamentele da chi non ha ottenuto l’aumento auspicato. In determinati casi l’integrazione è stata di appena una manciata di euro. Comprensibile l’amarezza di chi pensava di ritrovarsi con 2 mila euro in più. Qualcuno ha così puntato immediatamente il dito contro l’Inps (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale). In realtà ciò dipende dai criteri fissati. Difatti, l’aumento a 651,51 euro riguarda chi ha reddito pari a zero. A prescindere dall’età anagrafica, esso spetta agli invalidi al 100% titolari di relativa pensione con reddito inferiore a:
- 8.469,63 euro se il beneficiario non è coniugato;
- 14.447,42 euro di redditi cumulati se il beneficiario è coniugato.
Rientrare in tali limiti non garantisce, però, l’aumento totale.
Il chiarimento della legge n. 448 del 2011
Il riferimento è all’art. 38 della legge n. 448 del 2011 che, al quinto comma, chiarisce espressamente che l’incremento al milione spetta se il reddito dell’individuo affetto da disabilità è pari a zero. Più il reddito sale, più scende proporzionalmente l’incremento spettante. Dunque, nel caso in cui i redditi detenuti risultino inferiori alle soglie sopra indicate l’aiuto è riconosciuto in misura tale da non comportare il superamento delle soglie stesse.