Quota 41 al posto delle pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di età per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Questa è una proposta che ha come massimi promotori i sindacati, che ogni vertice con il governo tornano a proporla. Ma è anche la soluzione al post quota 100 di cui il leader della Lega, Matteo Salvini già parlava ai tempi del suo Ministero dell’Interno quando con il primo governo Conte (governo gialloverde, con Lega e Movimento 5 Stelle in maggioranza) varò proprio la discussa quota 100.
Ma in questo articolo non parliamo di quota 41 come nuova pensione anticipata come la vedrebbero bene sindacati, leghisti e pure i tanti comitati di lavoratori che auspicherebbero questa misura. Parliamo della quota 41 per precoci, una particolare categoria di lavoratori chiamati così perché hanno iniziato a lavorare da giovani. Ma oltre a questo, la quota 41 è destinata a determinate categorie di lavoratori e soggetti disagiati.
Quota 41, come funziona?
La quota 41 è misura prevista dalla legge n° 232 del 2016 entrata in vigore dopo il Dpcm n° 87 del 23 maggio 2017. La quota 41 nata nel 2016 non è la quota 41 per tutti, ma la quota 41 per i lavoratori precoci.
Parliamo di una misura che ha già terminato la sua sperimentazione ed è diventata strutturale. Essa permette di accedere alla pensione, a quei lavoratori che hanno 41 anni di contributi versati.
Ma si tratta di una misura varata allo scopo di tutelare coloro che si trovano in particolari condizioni di disagio reddituale, lavorativo, di famiglia e di salute. La misura è destinata a soggetti che sono alle prese con le attività lavorative logoranti (lavori gravosi), a invalidi, a chi ha un invalido a carico o a disoccupati.
La quota 41 riguarda i lavoratori iscritti presso l’assicurazione obbligatoria dei lavoratori dipendenti, le gestioni speciali dei lavoratori autonomi, la gestione separata dell’INPS e le forme sostitutive ed esclusive dell’Ago, come le gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Possono accedervi autonomi, dipendenti del settore privato e lavoratori statali.
Sono esclusi dalla quota 41 tutti i lavoratori iscritti presso le gestioni previdenziali private, ma anche chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995, cioè i contributivi puri.
Quota 41, chi sono i precoci?
Un lavoratore che ha iniziato a lavorare da giovane viene definito precoce. In linea generale per inizio lavoro in giovane età si intende prima del compimento della maggiore età, quindi prima dei 18 anni. Ma i precoci di cui si parla per quanto concerne la pensione con quota 41 sono quelli che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età. Infatti dei 41 anni di contributi utili alla quota 41, almeno uno deve essere stato versato prima dei 19 anni di età, anche se discontinuamente, cioè frutto di periodi di lavoro non necessariamente lunghi e continui per 12 mesi.
Quota 41 lavori gravosi, chi sono
Con quota 41, ma anche con l’Ape sociale che tra l’altro proviene dallo stesso decreto che ha varato la pensione per i precoci, si introdusse nel sistema una nuova categoria di lavoro, cioè i lavori gravosi, che sono un contenitore con dentro una serie di attività lavorative la cui pesantezza è meritevole di un trattamento agevolato in termini di uscita dal lavoro.
I lavori gravosi infatti sono un lungo elenco di attività che per logorio fisico e mentale, sconsigliano la permanenza in servizio in età avanzata.
I lavori gravosi sono in tutto 15 e sono:
- Gli edili;
- I gruisti;
- I conciatori di pelli e di pellicce;
- I conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante dei treni ;
- I conduttori di mezzi pesanti e camion (camionisti);
- Gli infermieri e ostetriche di sale operatorie e sale parto che lavorano a turni;
- Badanti e gli addetti all’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza ;
- Gli insegnanti della scuola dell’infanzia e degli asili nido;
- I facchini;
- Il personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- Gli operatori ecologici e gli addetti alla separazione e alla raccolta dei raccoglitori rifiuti.
- I siderurgici;
- I braccianti agricoli;
- I pescatori;
- I marittimi.
Per chi rientra tra queste categorie di attività lavorative, si può uscire dal lavoro con 41 anni di contributi, di cui uno versato anche discontinuamente prima dei 19 anni di età. Dei 41 anni di contributi, almeno 35 devono essere di lavoro effettivo. Nei 41 anni sono utili tutti quelli a qualsiasi titolo versati, quindi da riscatto, da ricongiunzione, figurativi e così via. Le attività gravose devono essere state effettuate da almeno sei degli ultimi sette anni di carriera o per almeno sette degli ultimi dieci anni di carriera.
Quota 41 anche a disoccupati
Anche i disoccupati sono un profilo di soggetti che rientrano nella quota 41 per precoci. Un disoccupato può uscire con 41 anni di contributi versati, di cui uno prima dei 19 anni di età, di cui almeno 35 effettivi da lavoro e senza limiti anagrafici, ma centrando anche un’altra condizione relativa allo stato di disoccupazione. Non tutti i disoccupati infatti rientrano nella misura, ma solo quelli che hanno terminato di percepire la Naspi da almeno tre mesi prima della dati di presentazione della domanda di pensione.
Quota 41 per gli invalidi e i caregivers, i requisiti
La quota 41 può essere una opzione per gli invalidi che hanno il 74% almeno di disabilità accertata. E sempre al 74% deve essere il parente disabile per i caregivers, altra categoria di soggetti a cui la quota 41 si applica. L’importante in questo caso è che l’assistenza al parente disabile dia iniziata da parte del caregiver, almeno 6 mesi prima della data di presentazione della domanda di pensione con quota 41.