Isee è l’acronimo di Indicatore della situazione economica equivalente. Si tratta della certificazione utile ad avere accesso alle più svariate prestazioni assistenziali. Parliamo del Reddito di emergenza, quello di cittadinanza, delle riduzioni sulle bollette delle utenze domestiche e di tante altre agevolazioni. Ogni misura prevede un limite di Isee da rispettare. Per esempio per il Reddito di cittadinanza non bisogna superare 9.360 euro. Ma è solo un esempio, perché tale limite varia da misura a misura. Per questo diventa importantissimo capire come sale l’Isee, quali valori lo fanno incrementare e come fare per limitarlo.
Mantenere il valore basso di Isee ha i suoi vantaggi
Come dicevamo, l’Indicatore della situazione economica equivalente del nucleo familiare è il principale parametro con cui le Pubbliche Amministrazioni e gli altri enti che decidono di avviare misure e prestazioni a carattere agevolato si interfacciano per stabilire il perimetro dei potenziali beneficiari .
Più alto è l’Isee minori sono le possibilità di avere accesso a queste prestazioni, perché la maggior parte di esse riguardano soggetti con determinate difficoltà reddituali e patrimoniali, che sono i punti cardine di un Isee. In effetti, più alto è l’Isee, per coloro che comunque non superano il limite massimo, meno si percepisce per esempio di reddito di cittadinanza. Poi ci sono le misure organizzate a scaglioni, dove più basso è l’Isee meno si paga un qualcosa o più si prende di rimborso, come possono essere per esempio, i buoni mensa per i figli a scuola.
I parametri usati per il calcolo dell’Isee
Patrimonio e reddito come detto, sono i principali parametri con cui si calcola l’Isee, ma non sono i soli. C’è per esempio la composizione del nucleo familiare, altrettanto importante. Infatti in linea generale, l’Isee fa riferimento a patrimoni e redditi di tutti i componenti il nucleo familiare e non soltanto i richiedenti singoli.
Per quanto concerne i parametri di riferimento per l’Isee possiamo sintetizzare che essi sono:
- Il reddito di ciascun componente del nucleo familiare;
- Gli immobili posseduti da ciascun componente del nucleo familiare;
- Il patrimonio mobiliare di ciascun componente del nucleo familiare;
- Il possesso di particolari beni di ciascun componente del nucleo familiare.
Per il patrimonio mobiliare si tratta di tutti i tipi di risparmi presenti alle Poste o alle banche, cioè quelli presenti sul conto corrente bancario o postale, sui libretti di risparmio, sulla carta prepagata, i buoni fruttiferi e così via dicendo.
Più persone sono presenti nel nucleo familiare più si abbassa l’indicatore della situazione economica equivalente perché la scala di equivalenza cambia. Così come la presenza di un invalido nel nucleo familiare produce lo stesso effetto.
Ricapitolando, l’Isee si calcola sulla base, prima di tutto, dell’indicatore della situazione reddituale, ovvero l’Isr. Questo parametro è dato dalla somma di tutti in redditi di ciascun componente il nucleo familiare. L’anno di riferimento dei redditi è quello due anni precedente l’anno in cui si richiede l’Isee (per il 2021 i redditi saranno 2019). I redditi utili sono:
- Reddito complessivo a fini Irpef;
- Redditi soggetti a imposta sostitutiva o a ritenuta;
- Redditi esenti da imposte;
- Redditi da lavoro dipendente all’estero tassati esclusivamente nello stato estero;
- Redditi da attività agricole;
- Assegni di mantenimento;
- Redditi fondiari;
- Trattamenti assistenziali;
- Redditi prodotti da immobili esteri;
- Redditi di attività finanziarie.
Se queste sono le voci attive dell’Isr, occorre sottolineare che ne esistono di passive, cioè che abbassano il valore del reddito del nucleo familiare. In questo caso le voci sono:
- Assegni periodici corrisposti all’ex coniuge;
- Assegno di mantenimento ai figli;
- Spese sanitarie, mediche e specifiche per disabili;
- Spese per il canone di affitto della casa di abitazione;
- Detrazione del 20% per i redditi da lavoro dipendente e assimilati;
- Detrazione del 20% dei redditi di pensione o dei trattamenti assistenziali.
Altro valore da considerare è l’Isp, cioè l’indicatore della situazione patrimoniale. In questo caso occorre sommare tutto il valore del patrimonio, sia immobiliare che mobiliare di tutti i componenti la famiglia. Anche in questo caso il riferimento è ai due anni precedenti la data in cui di presenta la Dsu.
Oltre alla somma di tutti i valori degli immobili posseduti, ad esclusione della casa di abitazione, occorre il saldo e la giacenza media dei conti, delle carte e dei libretti di risparmio. Per il 2021, saldo al 31 dicembre 2019 e giacenza media anno 2019.
Per gli immobili invece, si deve prendere la rendita catastale, rivalutarla del 5% e moltiplicare ciò che esce fuori per 160 per fabbricati accatastati in categoria A (tranne categoria A/10), C/2, C/6 e C/7. Si moltiplica per 140 invece, per immobili categoria B, C/3, C/4 e C/5. Per 80 invece va moltiplicata la rendita catastale rivalutata del 5% per immobili categoria D/5 e A/10. Infine si moltiplica per 65 e 55, la redita catastale rivalutata rispettivamente per immobili in categoria D (tranne D/5) e C/1.
Per il calcolo complessivo dell’Indicatore della situazione economica equivalente, l’Isp incide in misura pari al 20%.
La scala di equivalenza
Patrimonio, reddito e nucleo familiare sono i parametri con cui si calcola l’Isee. Per la composizione del nucleo familiare, importante è la scala di equivalenza, che più sale più fa abbassare l’Isee. Più sono i componenti la famiglia più sale la scala di equivalenza. In pratica:
- 1 componente: scala di equivalenza 1;
- 2 componenti: scala di equivalenza 1,57;
- 3 componenti: scala di equivalenza 2,04;
- 4 componenti: scala di equivalenza 2,46;
- 5 componenti: scala di equivalenza 2,85;
- 3 figli; 0,20 in più alla scala di equivalenza spettante;
- 4 figli: 0,35;
- 5 figli: 0,50;
- Figlio minorenne: 0,20 per ciascuno;
- Figlio sotto i 3 anni: 0,30
- Disabili: 0,50 per ogni invalido.
Ricapitolando, il calcolo dell’Isee è dato da l’Isr più il 20’% dell’Isp, diviso la scala di equivalenza.