La legge di Bilancio 2020 non produrrà sostanziali modifiche al sistema previdenziale italiano, se si escludono le proroghe di Ape sociale e Opzione donna. La conferma dell’avvenuto prolungamento di queste misure lo si avrà solo a legge di Bilancio ultimata, ma la cosa appare pressoché certa dal momento che se riforma delle pensioni mai ci sarà, questa dovrà essere prodotta nel 2021, per il tramite della nuova legge di Bilancio o con un disegno di legge delega.
Con le proroghe di Ape sociale e Opzione donna, che resteranno sostanzialmente le medesime dal punto di vista dei requisiti necessari alla loro fruizione, nel 2021 ci sono varie possibilità di pensionamento per i nati a partire dal 1954 e fino al 1963, senza considerare quelli che potrebbero uscire con le misure di pensionamento anticipato che non prevedono limiti di età.
Vediamo nello specifico di approfondire il tutto, andando sostanzialmente a verificare quali e quanti canali di uscita dal mondo del lavoro saranno disponibili in base all’anno di nascita.
La pensione di vecchiaia nel 2021, serve essere nati nel 1954
La pensione di vecchiaia anche nel 2021 si centra con 67 anni di età compiuti e con 20 anni di contribuzione minima versata. La misura è quella classica, che prevede l’età pensionabile di cui tanto si parla. Nel 2021 l’uscita quindi è prevista per chi è nato tra il 1° gennaio 1954 ed il 31 dicembre dello stesso anno. La pensione di vecchiaia ordinaria non fa distinzioni tra uomini e donne e non ha finestre di attesa o decorrenze posticipate.
Pertanto, potranno lasciare il lavoro nel 2021 tutti i nati nel 1954 con 20 anni di contributi versati, con il primo rateo di pensione che scatterà dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si completa sia l’età anagrafica che il requisito contributivo.
Oltre ai 67 anni di età, un requisito fondamentale è quello dei 20 anni di contributi. Senza questo montante contributivo anche con 67 anni di età, la pensione di vecchiaia ordinaria non è richiedibile.
Ma ci sono alcune scappatoie. Infatti con 15 anni di contributi versati e sempre dai 67 anni di età, si può sfruttare una delle tre deroghe Amato, per chi è stato autorizzato ai volontari o per chi ha già completato i 15 anni di contributi prima del 1993 o ancora, per chi ha numerosi anni di carriera con meno di 52 settimane di contributi per anno di lavoro. Altra soluzione per chi ha 15 anni di contributi è l’opzione Dini, con un assegno però nettamente ribassato dal calcolo della pensione, esclusivamente con il sistema contributivo.
Per i nati nel 1955 niente pensione di vecchiaia, tranne che per gravosi e usuranti
La pensione di vecchiaia è una prestazione collegata ala stima di vita degli italiani. Per questo nel tempo si è spostata sempre più in avanti come età. L’ultimo scatto ha portato l’età da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. 5 mesi in più che però sono stati bonificati per chi ha un lavoro gravoso o usurante. In questo caso l’età pensionabile anche nel 2021 resterà quella precedente lo scatto, ovvero 66 anni e 7 mesi.
Per questo, la facoltà di uscire con la pensione di vecchiaia nel 2021 sarà appannaggio di lavoratori nati nel 1955, cioè quelli che riusciranno a completare i 66 anni e 7 mesi di età nel nuovo anno e contestualmente i 30 anni di contributi versati. Infatti se da un lato per gravosi e usuranti non c’è lo scatto relativo alle aspettative di vita, dall’altro i contributi previdenziali da centrare non sono 20 anni ma 30. Per chi è nato nel 1955 però ci sono anche le vie di uscita anticipata con quota 100, Ape sociale, Opzione donna, scivolo usuranti e così via. Tutte misure di pensionamento anticipato che però hanno particolari requisiti da centrare.
Le vie di uscita diverse dalla pensione di vecchiaia
Chi è nato nel 1956 o nel 1957, nel 2021 avrà rispettivamente 65 o 64 anni di età. Si tratta di una età che non permette in alcun modo di avere accesso alla pensione di vecchiaia né ordinaria e nemmeno riservata a lavori gravosi e lavori usuranti. Per chi nel 2021 compirà 64 o 65 anni di età, le vie sono quelle delle misure di pensionamento anticipate, le quali tra l’altro funzioneranno solo fino al 31 dicembre 2021. Quota 100, Ape sociale, Opzione donna, queste le misure possibili.
Anche se a scadenza, queste misure prevedono la cristallizzazione del requisito. E pertanto, una volta centrati i requisiti, questi restano utilizzabili anche a misure cessate.
Con la quota 100 si potrà lasciare il lavoro nel 2021 già con 62 anni di età e con 38 anni di contributi versati. I requisiti vanno maturati entro il 31 dicembre 2021. La misura prevede una finestra di 3 mesi tra la data di maturazione dei requisiti e la data di incasso del primo rateo di pensione. Per il lavoratore statale invece la finestra è di 6 mesi.
La possibilità di acceso a quota 100 nel 2021 varrà per i nati tra il 1955 ed il 1959. Infatti età e contributi sono i due requisiti minimi da centrare, e quindi le combinazioni di uscita possibili con quota 100 sono 62+38, 63+38, 64+38, 65+38 e 66+38.
La prestazione non prevede penalizzazioni di assegno perché il rateo spettante è calcolato effettivamente in base all’ammontare dei contributi versati alla data di uscita dal lavoro. Non ci sono penalizzazioni relative agli anni di uscita in anticipo e non ci sono penalizzazioni dovute al calcolo contributivo della prestazione, dal momento che la pensione con quota 100 è liquidata con il sistema misto.
L’Ape sociale invece è misura destinata a chi ha compiuto almeno 63 anni di età. E a proroga confermata nella manovra di fine anno, anche nel 2021 si potrà sfruttare la misura. Il trattamento previdenziale è un reddito ponte fino ai 67 anni di età. La prestazione pensionistica erogata con l’Ape sociale è temporanea, cioè erogata dalla data di uscita dal mondo del lavoro e fino al compimento dell’età pensionabile per la quiescenza di vecchiaia, quando il pensionato dovrà produrre all’Inps richiesta di pensionamento di vecchiaia.
Con l’Ape sociale non si ha diritto alla tredicesima mensilità perché si tratta di una prestazione che è basata su 12 mensilità. Inoltre, l’assegno erogato con l’Ape sociale non prevede la possibilità di reversibilità al coniuge superstite, peculiarità questa di tutte le misure previdenziali più note.
La misura non è aperta alla generalità dei lavoratori come può essere la quota 100. Infatti con l’Ape sociale occorre essere invalidi, disoccupati, con invalidi a carico o alle prese con i lavori gravosi. Per le prime tre categorie appena citate, oltre all’età minima di 63 anni, servono pure 30 anni di contribuiti versati. Per i lavori gravosi invece servono 36 anni di contribuzione.
Per le donne invece si potrà sfruttare ancora Opzione donna. Anche in questo caso si tratta di una misura che anziché chiudere il 31 dicembre 2020 la legge di Bilancio 2021, con ogni probabilità prevedrà la proroga al 31 dicembre del prossimo anno. Le lavoratrici potranno andare in pensione a 58 anni di età (le autonome a 59), se hanno 35 anni di contribuzione versata. La pensione però è calcolata interamente con il sistema contributivo e quindi pesantemente penalizzata. La pensione con opzione donna poi, è posticipata come decorrenza di 12 o 18 mesi.
Pensioni anticipate senza limiti di età
Una via di uscita a 64 anni sarà in vigore nel 2021 e potrà essere sfruttata. Si chiama pensione anticipata contributiva, misura destinata ai lavoratori con primo versamento successivo al 31 dicembre 1995. Parliamo dei cosiddetti contributivi puri. Con la pensione anticipata contributiva i lavoratori possono centrare la quiescenza con 64 anni e con un minimo di 20 anni di contribuzione versata, ma a condizione che l’assegno previdenziale percepito sia pari ad almeno 2,8 volte il valore dell’assegno sociale.
Non ci sono date di nascita particolari da rispettare per avere accesso a pensione anticipata e a quota 41. Per quest’ultima, la platea degli interessati è la medesima di quella dell’Ape sociale, quindi disoccupati, caregivers, lavori gravosi o invalidi. Come dice il nome stesso della misura, servono almeno 41 anni di contributi versati, dei quali però, almeno uno prima del compimento dei 19 anni di età, anche se discontinuo.
Per la quota 41 prevista finestra di 3 mesi dalla data di maturazione del requisito contributivo. Stessa finestra per la pensione anticipata ordinaria, misura che si centra con 42 anni e 10 mesi di contributi versati se il richiedente è uomo, e 41 anni e 10 mesi di contributi versati se invece il richiedente è donna.