Mentre si avvicinano le ultime date di scadenza del 2020 già lo sguardo protende verso il 2021. Chi pagherà la TARI, come andrà calcolata e in che modo verrà versata?
Il calendario di riferimento è stato letteralmente stravolto nel 2020 dall’emergenza Covid-19. Ma pure nell’ordinario la scadenza di versamento non è unica in tutta Italia. Sono le singole amministrazioni a stabilire quand’è il momento di pagare e il regolamento per la corresponsione della tassa sui rifiuti a rate.
Nel prosieguo, andremo perciò ad analizzare le scadenze più tipiche e le generali regole per la misurazione, sebbene il consiglio che ci sentiamo di dare a chiunque è di prendere accuratamente visione delle novità e delle informazioni disponibili sul portale del rispettivo Comune di residenza per ricevere le conferme opportune.
Attraverso le delibere, approvate nella stagione autunnale in seguito alle varie proroghe adottate dalla primavera scorsa, prende forma la nuova TARI nel 2021 proposta dall’Arera, finalizzata a rendere il meccanismo di calcolo della tassa rifiuti più chiaro. Con riferimento al nuovo anno ci sono degli accorgimenti circa i rifiuti urbani e l’abolizione della categoria di rifiuti speciali ad essi assimilati. Le variazioni troveranno applicazione a partire dal primo gennaio 2021. Giunti a questo punto, è legittimo chiedersi: in che modo va calcolate la TARI del prossimo anno? Di seguito andremo ad analizzare nel dettaglio quali sono le disposizioni del legislatore a cui ottemperare.
Prima di entrare nello specifico della questione, ricordiamo come il tratto distintivo dalla tassa sui rifiuti è che le scadenze per il pagamento non sono omogenee, ossia non uguali per tutti, ma che la decisione compete agli enti locali.
Se il termine utile è soggetto a cambiamenti di Comune in Comune, un elemento di base condiviso sul piano nazionale è la modalità di calcolo della TARI, che con i prossimi paragrafi andremo a prendere in esame con il quadro normativo emanato sui versamenti.
Che cos’è la TARI
L’imposta sui rifiuti, destinata a sostenere le spese per il servizio di raccolta e smaltimento, è attiva da quasi sette anni, introdotta nel 2014. È una componente dell’imposta unica comunale e ciascuna Amministrazione stabilisce differenti tariffe, così come esenzioni e riduzioni. Citando le parole riportate sul portale del MEF – Ministero dell’Economia e delle Finanze, la TARI (Tassa sui Rifiuti) è dovuta da chiunque detenga o possieda, a qualsiasi titolo, locali o aree scoperte suscettibili di produrre i medesimi rifiuti.
La TARI è stata introdotta in data 27 dicembre 2013 e istituita dalla Legge di Stabilità 2014, andando a prendere il posto, dal 1° gennaio 2014, delle precedenti tasse dovute da aziende, enti e cittadini ai Comuni, quale pagamento per il servizio di smaltimento e di raccolta dei rifiuti, note con gli acronimi di TARES (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi), TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e TIA (Tariffa di igiene ambientale). Più esattamente, la TARI ha rimpiazzato la TARES (che è rimasta in vigore solo nel 2013) e ne ricalca alcuni aspetti.
La TARI è una tassa in quanto esiste una diretta correlazione tra la stessa TARI e la gestione del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. In diverse occasioni la tariffa e l’imposta sono utilizzati a mo’ di sinonimo, senza prestare attenzione alle differenze reali presenti tra i due termini e, soprattutto, al significato che essi hanno.
Per ragioni di convenienza tassa e imposta sono raccolte pure sotto l’unica definizione di “Tributi”, un prelievo coattivo compiuto dallo Stato che applica verso la ricchezza dei contribuenti la sua potestà impositiva. Come abbiamo già detto, le tasse sono somme di denaro corrisposte allo Stato o ad altro Ente impositore in cambio di specifici servizi. Mentre le imposte costituiscono dei tributi definiti dallo Stato che non corrispondono a nessuna specifica prestazione svolta, dallo stesso Stato, per il riconoscimento della quota.
La Legge di Stabilità 2014 ha introdotto la TARI del 2014 comprendendo le tasse esistenti in precedenza nel settore rifiuti-ambiente, vale a dire le già menzionate TARES (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi), TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), TIA (Tariffa di igiene ambientale). Una svolta spiegato per filo e per segno cos’è la TARI, interroghiamoci su presupposti, calcolo e scadenza della Tassa sui Rifiuti.
Date diverse a seconda del Comune di residenza del contribuente
Come al solito, la scadenza della TARI 2021 varia da Comune a Comune. Nella larga prevalenza dei casi la scadenza è suddivisa in tre tranche:
- il primo acconto entro il 30 aprile;
- il secondo acconto entro il 31 luglio;
- il saldo entro il 31 dicembre.
Se già orientarsi a proposito della scadenza TARI è di par suo complicato, data la discrezionalità ampia da parte degli enti locali, a rendere ulteriormente più complessa la constatazione di quando giunge il momento di corrispondere il tributo è il calendario delle proroghe stabilito a livello locale. Il 2020 è stato emblematico in tal senso.
L’emergenza epidemiologica da Coronavirus ha letteralmente stravolto il calendario dei termini utili di pagamento della tassa TARI, in particolare pure nel mese di dicembre sono rimaste in sospeso delle rate. L’ultima scadenza dell’anno a Torino è stata il 9 dicembre, a Milano l’ultima scadenza è il 15 dicembre 2020, a Roma l’ultima scadenza è fissata al 31 dicembre 2020, infine a Napoli rimane addirittura da sborsare l’importo della seconda rata: per le ultime due il limite è indicato al 29 gennaio 2021.
Quelli appena riportati costituiscono solo alcuni degli esempi, che possono però servire a farsi un’idea su quanta confusione si sia venuta a creare sulle scadenza per la TARI, a cavallo tra il 2020 e il 2021. Si suggerisce di accedere al portale istituzionale del proprio Comune per stabilire quando tocca pagare e se le autorità locali hanno deliberato uno slittamento rispetto al termine ordinario di versamento.
Presupposto tassa rifiuti, chi paga
Richiamando la Legge di Stabilità del 2014, il comma 641 definisce che il presupposto della TARI consiste nella detenzione o nel possesso di locali o di aree scoperte, adibiti a qualsiasi uso, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Comunque ci sono delle categorie escluse dalla tassa, ovvero le aree scoperte, non operative, accessorie o pertinenziali a locali tassabili, le aree comuni condominiali di cui all’art. 1117 del codice civile non occupate o detenute in via esclusiva.
Il successivo comma esplicita chiaramente quali sono i soggetti passivi della TARI, sottolineando che, in caso di pluralità di detentori o possessori, essi sono tenuti in solido all’adempimento dell’unica obbligazione tributaria. Esaminando, perciò, il quadro normativo di riferimento emergono i soggetti passivi e i presupposti della tassa sui rifiuti. La TARI è dovuta nel 2020 dai contribuenti titolari, a qualsiasi titolo, di locali o aree scoperte, in grado di generare rifiuti urbani. Per il rifiuto di raccolta e smaltimento, il Comune impone un prezzo al cittadino ed esso è, per l’appunto, costituito dalla TARI, la TAssa sui RIfiuti urbani.
Come effettuare il calcolo
Una volta illustrati i presupposti impositivi della tassa sui rifiuti e i contribuenti soggetti passivi della TARI del prossimo anno, interessiamoci adesso delle modalità di calcolo.
Detto e stradetto che la TARI è un tributo stabilito dal singolo Comune, l’elemento fondamentale nel calcolo è dato dalla superficie dell’immobile considerato. A tale proposito, la normativa in questione dichiara che per l’applicazione si prendono in esame le superfici accertate o dichiarate ai fini dei prelievi precedenti sui rifiuti.
In merito all’attività di accertamento, per le unità immobiliari iscrivibili o iscritte nel catasto edilizio urbano, il Comune può ritenere come superficie assoggettabile alla Tassa sui rifiuti urbani quella dell’80 per cento della superficie catastale, stabilita in base ai criteri delineati dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 138, 23 marzo 1998.
Modalità di pagamento
Oltre alla determinazione della somma da versare nelle casse comunali, pure le modalità di pagamento della TARI mutano in base all’amministrazione territoriale. Tra le metodologie di pagamento previste dai Comuni italiani abbiamo nello specifico:
- bollettino postale;
- MAV;
- modello F24.
Modello F24
Se la scelta per il pagamento della TARI ricade sul modello F24 è importante prestare un occhio di riguardo al codice tributario TARI. Per il versamento della somma stabilita dall’Amministrazione comunale il codice di riferimento non cambia: “3944”, sezione IMU (Imposta Municipale Propria) ed altri tributi locali.
Bonus famiglie con ISEE basso
Il Decreto Fiscale di quest’anno ha introdotto in aggiunta un bonus speciale per i contribuenti con ISEE basso. Le regole di riferimento per l’agevolazione andranno statuite, sulla base dei parametri già utilizzati per acqua, energia elettrica e gas, dall’Area (Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente). Tuttavia, com’è possibile notare sull’Atlante del consumatore, nella sezione rivolta ai rifiuti e inaugurata il 4 dicembre 2020, il bonus va ancora attivato.
Sul sito web si legge che, in attesa di definire le regole per mettere in atto il bonus nazionale (che Arera disciplinerà tenendo conto dei criteri e dei principi che si individueranno con dpcm, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), l’Autorità ha stabilito che, in accordo con l’Ente locale, gli Enti territorialmente competenti per il 2020 hanno l’opportunità di introdurre su base locale delle agevolazioni specifiche per le famiglie che beneficiano o hanno i requisiti per beneficiare dei bonus luce, energia e gas, ed eventualmente per categorie ulteriori di utenti domestici ritenuti meritevoli di tutela; quali, ad esempio, i cittadini in grave disagio economico sopravvenuto per via della pandemia. Se si fa riferimento ai bonus luce, acqua e gas, avranno modo di fruire del trattamento favorevole i nuclei familiari che rientrano in una delle seguenti categorie:
- beneficiari della Pensione di cittadinanza o del Reddito di cittadinanza;
- con indicatore ISEE pari o inferiore a 8.107,50;
- numerose con un ISEE pari o inferiore a 20 mila euro.
Ad ogni modo, per avere la certezza sulle modalità operative bisogna pazientare e lasciare che l’Arera (Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente) adotti dei provvedimenti.
Agevolazioni e riduzioni obbligatorie e facoltative in materia di TARI
Al di là del bonus TARI, la Legge di Stabilità 2014, istitutiva della Tassa sui Rifiuti, ha previsto due particolari tipologie di agevolazioni e riduzioni in materia:
- obbligatorie;
- facoltative.
I commi 656 e seguenti della Legge di Stabilità 2014 prevedono delle riduzioni obbligatorie in fatto di TARI. Nello specifico, si tratta delle riduzioni obbligatorie che seguono:
- mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti (riduzione 20 per cento);
- effettuazione del servizio di cui alla Tassa sui Rifiuti, in grave inottemperanza alla disciplina di riferimento;
- interruzione del servizio per esigenze sindacali o a causa di impedimenti organizzativi imprevedibili, che abbiano comportato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria o pericolosa o di danno a carico delle persone o dell’ambiente.
La Legge di Stabilità prevede dal comma 659 pure le riduzioni facoltative inerenti alla TARI 2020.
In particolare si tratta delle seguenti riduzioni facoltative:
- fabbricati rurali ad uso abitativo;
- abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso discontinuo e limitato;
- abitazione occupate da soggetti con residenza o domicilio all’estero per più di 6 mesi all’anno;
- aree scoperte e locali, diverse dalle abitazioni, adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente.
Errore di calcolo e rimborso
Il senso di conoscere a fondo il funzionamento della TARI è per i cittadini pure quello di ravvisare e indicare eventuali errori compiuti, nel calcolo della stessa, dal proprio Comune di residenza.
Nell’arco degli ultimi anni si sono avuti in particolare due significativi “errori”, in ordine alle pertinenze e nell’applicazione dell’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto). Dunque, il consiglio che ci sentiamo di dare in linea generale è di riguardare con cura i concetti qui sopra riportati attinenti alla TARI. L’imposta è davvero parecchio complessa, sebbene sia paradossalmente stata introdotta al fine di semplificare il precedente sistema di tassazione sui rifiuti.
Novità 2021
Come spiegato all’inizio, dal primo gennaio 2020 sarebbe dovuta partire la nuova TARI, secondo un sistema di misurazione modificato in relazione ad un lungo confronto stabilito da Arera con i soggetti operanti nel settore. Ma, complice pure lo scoppio dell’emergenza epidemiologica in Italia e nel mondo, la sua applicazione ha subito parecchi ritardi.
La scadenza del 30 aprile, termine di approvazione delle delibere da parte delle Amministrazioni comunali sulla tassa rifiuti, ha ricevuto parecchie proroghe fino ad arrivare al 31 ottobre 2021. Ma quali sono nel concreto le modifiche apportate in merito e quali sono le innovazioni stabilite dalla nuova TAssa sui RIfiuti urbani nel 2021 che dovrebbero essere state recepite nelle varie delibere comunali?
Stando alle direttive impartite da Arera, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti, i Comuni non potranno più inserire, con la nuova metodologia, le somme dovute da chi non ha versato la TARI nel calcolo delle tariffe, come invece avviene ora.
Gestori e Comuni avranno la possibilità di ritenere inesigibili i crediti, esclusivamente laddove dimostrino di aver esaurito infruttuosamente ciascuna azione giudiziaria a loro disposizione per recuperare il credito o, in alternativa, nella circostanza in cui si sia dato avvio a una procedura concorsuale nei riguardi della parte debitrice, per la parte non coperta da fondi svalutazione o rischi ovvero da garanzia assicurativa.
Poi, il documento detta una definizione più marcata del perimetro dei servizi che possono essere inclusi all’interno della Tassa sui Rifiuti Urbani per il 2021, con tariffe più omogenee e più chiari nei vari territori locali. Ad esempio, sono esclusi dal conteggio i costi non strettamente correlati alla gestione del ciclo dei rifiuti urbani come lo spazzamento della neve o la derattizzazione, a cui le Amministrazione comunali hanno l’onere di provvedere con le risorse del proprio bilancio e non con le entrate del tributo.
Gli aumenti dovranno, invece, rispettare una soglia massima e potranno manifestarsi unicamente in presenza di giustificazioni valide, quali riorganizzazioni o miglioramenti nel servizio offerto. A tali novità si aggiungono quelle relative all’entrata in vigore del D. Lgs. n. 116 del 3 settembre 2020.
Conclusioni
A partire dal primo gennaio del 2021 muta la definizione attribuita a rifiuto urbano e, in particolare, viene soppressa la categoria dei rifiuti speciali assimilati agli urbani. I Comuni avranno il tassativo obbligo di modificare i rispettivi regolamenti interni, soprattutto intervenendo sulle riduzioni statuite dalla legge 147 del 2013 al comma 649, sulla quota variabile della TARI. Con il prossimo anno, i rifiuti accorpati a quelli urbani saranno rimpiazzati dalla categoria dei rifiuti urbani generati dalle ditte, escluse le industrie.
Con la modifica apportata dal comma 10 dell’articolo numero 238, inerente alla tariffa, l’utente non domestico avrà il compito di decidere tra il servizio pubblico e quello privato per almeno 5 anni. Si potrà lasciare il privato per tornare al pubblico ma non viceversa, ossia lasciare il pubblico per tornare al privato. Ulteriori correzioni sono rivolte ai soggetti passivi, che devono, per l’appunto, versare la tassa: dal pagamento della TARI sono esclusi i magazzini delle industrie, dal momento che queste generano solamente rifiuti speciali. D’altro canto, diverse attività come ipermercati e centri commerciali, in precedenza escluse dalla Tassa sui Rifiuti, rientreranno nell’applicazione del tributo.