Se vincerà il “sì” al referendum, e dunque ci sarà il taglio parlamentari, automaticamente verranno colpite pure le auto blu. Come abbiamo già avuto modo di parlare, i senatori e deputati italiani sono i meglio pagati su scala mondiale. Percepiscono, infatti, un’indennità lorda di circa 10.400 euro al mese, oltre a 3.500 euro di diaria esentasse. Senza scordare i rimborsi e i vizi. Tra cui l’auto blu con tanto di autista al seguito, diventata simbolo di una casta.
Taglio parlamentari: il caso della Danimarca
Ciò che nel Belpaese è scontato, altrove non lo è affatto. Ad esempio, i ministri e i parlamentari della Danimarca si muovono con mezzi pubblici, metropolitana, bici e non hanno “neppure” la scorta. L’unica eccezione riguarda esclusivamente le più alte cariche dello Stato scandinavo, dotate di auto blu e scorta. Ma tolta la Danimarca anche altre Nazioni applicano tale comportamento nel panorama europeo.
Purtroppo, in Italia le cose funzionano diversamente, visto che le auto blu sfiorano le 100 mila unità per una spesa pubblica che supera i quattro miliardi e mezzo di euro ogni anno. Già, 4,5 miliardi di euro. Di queste più di 3 mila stanno a Roma, nella capitale, a disposizione di ministri, parlamentari, sottosegretari e pure familiari. Tutte ad uso “ovviamente” gratuito, senza che nessuno abbia nulla da obiettare. L’una costa 150 mila euro: sono 18-20 mila e contano almeno due autisti.
Il costo del personale incide per il 75%
Sono cifre stratosferiche, un vero affronto nei confronti della gente comune, la quale si ritrova a dover mantenere di tasca propria tale privilegio. Il principale onere, tuttavia, non è il parco circolante in sé, quanto piuttosto gli autisti. Il costo del personale pesa infatti per il 75% sulle uscite. Si sborsa un miliardo di euro per assicurazioni, manutenzioni e consumi. Oltre tre miliardi di euro si spendono invece per gli addetti (40 mila conducenti, più 20 mila addetti amministrativi e generici).