La misura Resto al Sud è cumulabile con il Reddito di Cittadinanza. Intrapresa l’attività di lavoro autonomo o di imprese, l’ente incaricato verificherà il possesso dei requisiti reddituali/patrimoniali per confermare entrambi i benefici.
Resto al Sud: in cosa consiste, qual è la mission e a chi è rivolta
Con Resto al Sud si intende una misura avente come obiettivo quello di promuovere la costituzione di attività professionali o nuove imprese nelle regioni del Mezzogiorno: Abruzzo; Molise; Campania; Puglia; Basilicata; Calabria; Sicilia; Sardegna. Recentemente il provvedimento è stato esteso pure ai Comuni colpiti dal sisma del 24 agosto 2016, del 26 e 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017. I soggetti di riferimento sono giovani di età compresa tra i 18 e i 45 anni, che:
- al momento dell’inoltro della domanda risiedano nelle regioni citate, o vi trasferiscano la residenza entro 60 giorni dalla notifica dell’esito positivo dell’istruttoria
- non risultino già titolari di attività di impresa in esercizio o beneficiari, nell’ultimo triennio, di ulteriori agevolazioni a livello nazionale a favore dell’autoimprenditorialità
Per l’intera durata del finanziamento, i traenti vantaggio hanno l’obbligo di mantenere la residenza nelle regioni interessate dalla misura; e le attività libero-professionali, le imprese e le società devono avervi sede operativa e legale.
Cumulabile con il Reddito di Cittadinanza?
Per accertare la cumulabilità tra Resto al Sud e Reddito di Cittadinanza è chiaro che, una volta avviata l’attività libero-professionale o di impresa, bisogna rispettare i requisiti reddituali per continuare ad usufruire di entrambi i provvedimenti.
A tal proposito, il legislatore punisce chi non comunica le variazioni del patrimonio o del reddito con la reclusione in carcere da 1 a 3 anni; è applicata la medesima sanzione nel caso in cui il soggetto intraprenda attività irregolari, e non dia informazioni che potrebbero comportare la riduzione o anche la perdita di tutto il beneficio.