Sono ore calde queste per il Governo che, dopo la proroga dei versamenti di IRAP, IRES, IRPEF del 30 novembre, valuta una ulteriore modifica al calendario fiscale. Nella fattispecie, si fa largo l’ipotesi di rimandare le scadenze del 10 dicembre, più precisamente quelle del saldo e stralcio e delle rate della rottamazione-ter. Una mossa che, secondo le stime effettuate, allo Stato non dovrebbe costare più di 950 milioni di euro. Occhio però: si parla di possibilità, non di certezza. Per avere la sicurezza del rinvio occorrerà necessariamente un nuovo vertice di maggioranza.
La tabella di marcia
La tabella di marcia preparata dalle autorità incaricate di confrontarsi sull’argomento dispone che i dialoghi abbiano luogo nei prossimi giorni, tra l’avallo del Parlamento allo scostamento di bilancio (giovedì 26 novembre 2020) ed il successivo Consiglio dei ministri presieduto dal premier Giuseppe Conte (tra lo stesso giovedì e venerdì).
Come abbiamo già detto, intanto, è già stabilito lo slittamento del termine finale dei pagamenti di IRAP, IRES e IRPEF in scadenza il 30 novembre prossimo. Uno stop riconosciuto alle partite Iva e alle aziende con fatturato o introiti inferiori a 50 milioni di euro ed una riduzione delle entrare di almeno un terzo (il 33 per cento) nei primi sei mesi del 2020 rispetto al medesimo periodo del 2019.
È, invece, tuttora da definire il parametro selettivo per lo stop ai pagamenti di dicembre, compresi quelli delle addizionali, dell’Iva e delle ritenute del 16 dicembre. A livello ipotetico, il riferimento dovrebbe essere quello di novembre 2020 rapportato a novembre 2019. Il calo del volume d’affari da prendere in esame tra i 2 mesi, però, non dovrebbe limitarsi a un terzo (33 per cento) ma alla metà (50 per cento), anche se in seno alla maggioranza c’è chi sposa un’altra politica, e cioè spingerebbe per lasciare la soglia ferma al 33 per cento, anziché alzarla al 50 per cento.
Bonus Natale ai cassintegrati in discussione
Eppure, il rovescio della medaglia esiste e sarebbe da incoscienti fare finta di niente. Difatti, rinviare i versamenti fiscali rischia di comportare la rinuncia all’erogazione del bonus Natale di 500 euro ai dipendenti che per più di otto settimane sono stati in cassa integrazione Coronavirus, come qualche giorno fa ha ipotizzato il presidente del consiglio Giuseppe Conte, insieme alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo.
D’altra parte si pensa di anticipare al mese di dicembre, in una specie di “edizione straordinaria”, il cashback da 150 euro per i costi sostenuti con metodi di pagamento elettronici e dunque tracciabili. Comunque sia i soldi perverrebbero sui conti dei contribuenti non prima del mese di febbraio.