Partiamo da un presupposto: non ci sarà nessun prelievo forzoso immediato, nessuno metterà mano ai tuoi soldi. La confusione si è generata in seguito all’approvazione da parte del Parlamento della legge sul default delle banche, lungamente discussa. Questa normativa, in realtà, riguarda il c.d. bail-in, ovvero, in caso di default, gli investitori privati partecipano alle perdite della propria banca.
Prelievo forzoso e bail-in non sono la stessa cosa
Sebbene qualcuno tenda a scambiare i due termini, prelievo forzoso e bail-in sono due cose totalmente differenti. Il secondo richiama l’eventualità che lo Stato recuperi parte dei soldi affidati a un istituto bancario (sotto forma di conto deposito o di conto corrente); la prima significa, invece, che potresti subire perdite qualora l’istituto dovesse fallire. Ma solamente in circostanze particolari.
Ad essere assoggettati a perdite del bail-in sono esclusivamente i creditori, che hanno sottoscritto obbligazioni emesse dalla banca, o i depositanti e i correntisti, la cui giacenza sul conto supera i 100 mila euro. Il prelievo forzoso da bail-in è possibile esclusivamente nei seguenti scenari:
- la banca di cui sei cliente dichiara il fallimento e sul conto della stessa hai una somma liquida superiore a 100 mila euro. In tal caso tutta la parte eccedente i 100 mila euro andrà persa;
- hai investito in azioni di una banca fallita;
- hai investito in obbligazioni emesse da una banca fallita (che potrebbe anche non essere necessariamente la tua, ossia possiedi giusto i bond ma non hai un conto presso di essa).
Quando il pagamento è inevitabile
I titoli di stato, il libretto postale non rientrano nel bail-in. I fondi di investimento, le polizze assicurative sulla vita e gli ETF sono a loro volta salvi, pure nel momento in cui la banca va in default.
Se per prelievo forzoso intendi una eventuale imposta patrimoniale, una tassa sui conti correnti e un eventuale aumento dell’Iva non puoi, però, sottrarti dal pagamento.