Sull’Italia guidata dal governo giallorosso tirano venti di patrimoniale. E già la mente corre veloce al precedente più noto: il prelievo forzoso sul conto dei cittadini italiani nel 1992 sotto il governo Amato. In virtù di un decreto emergenziale, da ciascun deposito l’esecutivo di allora prelevò il 6 per mille. Quella mossa fruttò complessivamente 11.500 miliardi di lire.
Lo scenario attuale ricorda sotto certi versi l’epoca passata. Anche perché l’emendamento Pd-LeU prevede l’introduzione, a partire da 1° gennaio 2021, di una imposta ordinaria sostitutiva sui grossi patrimoni, la cui base imponibile è formata, al netto delle passività finanziarie, da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro conseguente alla somma delle attività immobiliari e mobiliari, detenute dalla persona fisica sia in Italia che all’estero.
Come evitare lo “scippo”
Qualora l’emendamento passasse – come evidenziato da La Legge per Tutti, esistono tre vie per nascondere i soldi nell’istituto di credito:
- assegni circolari;
- banche estere;
- cassette di sicurezza.
Partendo dagli assegni circolari, è possibile consegnare al cassiere dell’istituto di credito, in contanti, l’importo che intendiamo convertire in appositi assegni circolari attestati a noi stessi, a un familiare o, ancora, a un amico. La somma uscirà dal conto corrente e sarà accantonata in un fondo della banca stessa. Né l’Agenzia delle Entrate – Riscossione né nessun altro avranno la possibilità di venire a conoscenza della relativa esistenza. Naturalmente un sistema del genere non porta a nulla in termini di interesse.
L’archivio alimentato dai dati forniti dagli istituti di credito, chiamato l’Anagrafe dei conti correnti, può essere dribblati appoggiandosi ad una banca estera. Difatti, tali istituti non vanno incontro alla nostra legislazione e non sono chiamati a comunicare all’Anagrafe tributaria alcuna informazione.
Infine, un terzo metodo per cautelarsi, consiste nelle classiche cassette di sicurezza, il cui contenuto è oscuro a tutti, eccetto che al cliente stesso.