La situazione in Italia sta diventando preoccupante con la risalita dei contagi e con il governo che, insieme alle Regioni, sta chiudendo un po’ ovunque.
L’Italia divisa in aree e in base alla gravità dei contagi, con zone rosse, gialle o arancioni, sono ormai una costante.
Per questo, molte realtà economiche, attività e partite Iva possono godere di alcune agevolazioni in funzione delle tasse che dovrebbero pagare.
Una di queste è lo slittamento delle scadenze di questi ultimi mesi del 2020.
Per via dell’emergenza coronavirus molte partite Iva possono rimandare le scadenze fiscali di fine novembre.
Tasse posticipate, per chi e come?
La possibilità di posticipare alcune tasse dovute, non è cosa da poco in una fase emergenziale così marcata.
E soprattutto nelle zone rosse, dove in pratica vige di nuovo un lockdown totale, questo è stato deciso nel decreto Ristori Bis, quello che il Consiglio dei Ministri ha licenziato la notte tra il 6 e il 7 novembre.
Lo slittamento delle tasse, dall’Irpef all’Irap, dalle imposte sostitutive all’Ires, riguardano alcune attività inserite nelle cosiddette zone rosse, a prescindere da eventuali calo di fatturato.
Pertanto, gli acconti di Irpef, Ires, Irap o imposte sostitutive, che il calendario fiscale da in scadenza il 30 novembre prossimo, slittano ad aprile 2021.
Quali attività sono interessate dallo slittamento
Come dicevamo, sono le attività collocate nelle zone di maggior contagio da Covid e perciò interessate da lockdown profondi, a poter godere di queste agevolazioni.
Nelle cosiddette zone rosse, per le partite Iva obbligate alle pagelle fiscali o al regime forfettario, il decreto Ristori ha allargato la possibilità di slittamento dei versamenti previsti per fine novembre.
Tutto slitta quindi al 30 aprile 2021.
Il meccanismo di rinvio di queste tasse, come spiega anche diversa stampa nazionale tra cui il “Sole 24 Ore” è organizzato su tre livelli.
Già col decreto Agosto si era deciso di fare slittare le tasse, ma solo per le partite Iva che rientravano nel campo degli Isa, cioè le pagelle fiscali.
Per i forfettari invece la stessa facoltà era legata al calo di fatturato tra primo semestre 2019 e stesso periodo 2020 (calo minimo del 33%).
Adesso, in virtù del nuovo decreto Ristori, la possibilità di rinvio slitta un po’ per tutti, ovvero per le categorie più penalizzate dalle nuove chiusure.
Pertanto, in base al decreto Ristori, si concede la possibilità di rinvio alle attività che sono già state soggette a limitazioni in tutta Italia (su questo ancora devono arrivare i chiarimenti, per il momento sicure sono solo le zone rosse) con il Dpcm del 24 ottobre 2020.
In altri termini, tutte le attività divise per codici Ateco che rientrano nel contributo a fondo perduto previsto sempre dal decreto Ristori, possono godere di questa proroga sul pagamento di numerose tasse.
Per essere ancora più chiari, tutte quelle aziende tra cui bar, pasticcerie, ristoranti, palestre e piscine.
Ripetiamo che, per come si legge nel decreto, il rinvio delle tasse, per le attività che nello stesso decreto sono elencate in due allegati, dovrebbe sicuramente riguardare le zone rosse, soprattutto quelle nell’allegato due dove è specificato bene.
Diverso il caso dell’allegato uno, dove sembra che tale possibilità possa riguardare genericamente tutte le attività che hanno subito le restrizioni del Dpcm del 24 ottobre scorso.
Occorre quindi aspettare gli opportuni chiarimenti da parte del governo per capire bene se, in vista della ormai imminente scadenza del 30 novembre 2020, le partite Iva dovranno pagare o meno.