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L’Agenzia delle Entrate raddoppia gli aiuti per questa categoria

I primi due decreti Ristori hanno assolto a una importante funzione: contenere le mancanze finanziarie di coloro che hanno sospeso l’attività, per cause di forza maggiore. Al fine di contrastare l’epidemia sanitaria, il Governo italiano non ha avuto altra scelta se non quella di varare apposite manovre anti-contagio. Un intervento legislativo che ha posto pesanti vincoli agli operatori di alcuni settori, tra cui gestori di bar e ristoratori, ma non solo.

Sebbene le istituzioni abbiano espresso spirito solidale nei confronti di tali fasce di contribuenti, si sono comunque presentate parecchie difficoltà. La principale è stata quella di dover rispettare gli impegni assunti prima del cosiddetto fermo Regione rossa. Finalmente qualcosa si è sbloccato e un codice ATECO percepirà il duecento per cento degli aiuti dall’Amministrazione finanziaria. 

Il codice ATECO interessato

computer mostra scritta codice ateco

In effetti, per ciascuna delle partite IVA aventi il codice ATECO in questione, inserite nel decreto, il danno è stato sensibilmente limitato. Eppure, una frangia di aziende al dettaglio ne è uscita scontenta. Pur non potendo aprire ex lege (DPCM), non sono nemmeno entrate nei soggetti salvaguardati dai Ristori. Ci riferiamo, per l’esattezza, ai negozi di calzature al dettaglio recanti il codice ATECO 47.72.10.

La prima polemica è infiammata all’annuncio delle attività che si sarebbero trovate costrette a chiudere, almeno momentaneamente, i battenti. In particolare, l’esecutivo ha distinto, in relazione a criteri scientifici (mai spiegati), la vendita al dettaglio di calzature per adulti e quelle per bambini.

L’Associazione Commercianti si è erta a portavoce del malumore collettivo, evidenziando la mancanza di coerenza nelle disposizioni di chiusura, poiché nei negozi non si rileva la potenzialità di contagio. Perlomeno, non maggiore di quella dei siti produttivi o dei trasporti. L’emblema dell’errore governativo si è palesato nel frangente in cui, nonostante fossero obbligati a interrompere la loro attività, i negozi di vendita scarpe per adulti sono stati esclusi dalle misure assistenziali.

Ciò che – a detta di Ascom e Federmoda – rappresenta una discriminazione doppia. Se le autorità governative sono state capaci di effettuare una distinzione per le chiusure – si leggeva in una nota – non si comprende perché non lo abbiano fatto per gli adulti. Insomma, in confronto al ramo delle calzature per i più piccoli, quelli per adulti avrebbero subito uno svantaggio ingiustificato. 

Il decreto Ristori raddoppia

Giuseppe Conte firma

Gli appelli lanciati dalle organizzazioni hanno smosso il Governo, che ha accolto la segnalazione. E inserisce l’attività in questione tra quelle ammesse ai nuovi aiuti stanziati nelle zone rosse. Finalmente, al codice ATECO sarà accompagnata una misura del 200 per cento degli aiuti dell’Amministrazione finanziaria. In automatico, l’Ente bonificherà le somme. 

Infine, l’obiettivo è di accertare se l’entità del “bonifico” sarà sufficiente per far fronte al momento di deficit finanziario. In effetti, l’ambito della moda in generale deve fare i conti con gli incassi mancati della stagione autunno/inverno, quella a più elevato volume di vendite. 

Modalità di erogazione contributo a fondo perduto

denaro in euro

Il contributo a fondo perduto Ristori-bis è commisurato al precedente importo riconosciuto previsto dall’art. 25 del decreto Rilancio, al quale si applica un incremento stabilito per i codici ATECO previsti ed ammessi. L’erogazione avviene:

  • con modalità automatica, se il beneficiario aveva ottenuto l’accredito della somma di cui al decreto Rilancio e non lo ha totalmente restituito;
  • a seguito della presentazione di apposita istanza in forma telematica, per coloro che non avevano richiesto il contributo precedente stabilito dal decreto Rilancio. In tal caso la scadenza della domanda è fissata al 15 gennaio 2021.