Aprire una Partita Iva è il primo passo per avviare una attività di lavoro autonomo. La Partita IVA è necessaria quando si decide di aprire una nuova attività di lavoro autonomo o di impresa ed è un adempimento obbligatorio. In un momento storico dove la disoccupazione è un serio problema, accentuato dal Covid e dalla grava crisi economica che ne consegue, la via della auto imprenditorialità può essere una soluzione. Ma come si fa ad aprire una Partita Iva, quali sono i costi da sostenere e come funziona, sono argomenti comuni a molti e bisognosi di approfondimento.
Aprire Partita IVA, quale è la procedura?
Per aprire una Partita Iva non ci sono costi da sostenere. Parliamo naturalmente della richiesta di assegnazione del numero. Infatti la Partita Iva è una specie di codice che determina il riconoscimento del lavoratore autonomo o dell’impresa. Esso si compone di 11 numeri che sono unici per ogni richiedente. Infatti alla stregua del codice fiscale, non ne esistono due identici. La Partita IVA è personale e serve appunto, per individuare il titolare dell’attività a cui essa è collegata. Come detto, in tutto sono 11 i numeri che la compongono, di cui i primi 7 sono quelli che di fatto identificano il soggetto che la richiede e che evidentemente è intestatario dell’attività, sia esso un singolo o una società. Dopo i primi 7 numeri identificativi, ci sono i 3 che identificano l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente per zona. La cifra finale, come accade per la lettera finale del codice fiscale, rappresenta il numero di controllo.
Per la richiesta della Partita Iva occorre comunicare all’Agenzia delle Entrate la tipologia di attività che si intende aprire e la data di apertura della stessa. Di prassi questa comunicazione deve essere prodotta entro 30 giorni dalla data di avvio della attività che si va ad avviare. Per la procedura occorre usare il modello appositamente creato dall’Agenzia delle Entrate, che è disponibile sul sito istituzionale del nostro Fisco. Il modello in questione è di due tipi, cioè l’AA9/7 da usare nel caso in cui la Partita Iva è richiesta da soggetti che vogliono aprire una attività impostata come ditta individuale o come semplice attività di lavoro autonomo e l’AA7/7 per quanto riguarda le società.
Partita Iva, come espletare l’adempimento presso Agenzia delle Entrate
partita
Le vie per espletare l’adempimento, cioè per presentare la domanda di rilascio e di attribuzione del numero di Partita Iva sono molteplici. Si può fare tutto in maniera cartacea, recandosi alla sede dell’Agenzia delle Entrate territorialmente competente. In alternativa c’è la spedizione tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, usando il servizio postale canonico. Per chi ha la possibilità di usare le moderne tecnologie invece, la richiesta può essere fatta tramite il servizio telematico, ovvero tramite la procedura on line messa a punto sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate. In questo caso occorrono le credenziali di accesso ai servizi telematici delle Pubbliche Amministrazioni, come può essere per esempio lo Spid.
Come funziona la fiscalità per le Partite Iva
Aprire una attività di lavoro autonomo dal punto di vista fiscale è completamente differente dal lavoro dipendente, dove comunemente e in linea generale, le tasse sul reddito da lavoro le paga il datore di lavoro con trattenute sullo stipendio.
In sede di apertura della Partita IVA bisogna scegliere il regime contabile e fiscale che si andrà ad utilizzare per la nuova attività intrapresa. In linea di massima sono due i regimi utilizzabili e cioè quello a contabilità ordinaria e il regime forfettario. Il primo regime è quello obbligatorio per le società di capitali e per le imprese che superano 400 mila euro e la cui attività prevalente riguarda la prestazione di servizi . Sale a 700mila euro il fatturato limite a partire dal quale è obbligatorio il regime a contabilità ordinaria per le attività aventi come oggetto la cessione di beni.
Per regime forfettario invece si intende il regime agevolato, quello che è possibile utilizzare nel caso la Partita Iva sia di una persona fisica esercente attività di impresa, arti o professioni. Il regime forfetario riguarda Partite Iva che nell’anno precedente hanno avuto ricavi e compensi non superiori a 65.000 euro.
Con l’effettiva attribuzione della Partita Iva, l’adempimento successivo è l’apertura della cosiddetta posizione Inps. Inoltre, occorre segnalare al Comune sede dell’attività, l’avvio della stessa e chiedere l’iscrizione alla CCIAA, cioè alla Camera di Commercio.
Per l’iscrizione alla Camera di Commercio va pagata la quota annuale che può arrivare fino a 100 euro. Questa è l’unica spesa diretta da sostenere, perché le altre sono variabili in funzione delle scelte fatte dalla Partita Iva stessa, come per esempio il commercialista che deve seguire dal punto di vista fiscale il contribuente.
I Codici Ateco
Quando si va ad aprire una Partita Iva al richiedente (è lui stesso ad indicarlo nel modello di domanda), viene assegnato un codice, cioè il cosiddetto Codice Ateco. Il Codice Ateco è quel codice che identifica l’attività per settore. Esiste un sito, “codiceateco.it” dove ci sono i dettagli di questi codici con il loro elenco per settore di attività.
Il codice Ateco come riporta lo stesso sito, è “una combinazione alfanumerica che identifica una Attività Economica. Le lettere individuano il macro-settore economico mentre i numeri rappresentano, con diversi gradi di dettaglio, le specifiche articolazioni e sottocategorie dei settori stessi. Dal 1° gennaio 2008 è in vigore la nuova classificazione Ateco 2007, approvata dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) in stretta collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, le Camere di Commercio ed altri Enti, Ministeri ed associazioni imprenditoriali interessate. Con i codici Ateco 2007, viene pertanto adottata la stessa classificazione delle attività economiche per fini statistici, fiscali e contributivi, in un processo di semplificazione delle informazioni gestite dalle pubbliche amministrazioni ed istituzioni”.