L’ennesimo rinvio della notifica delle cartelle esattoriali sospese dal Decreto Agosto fino al 15 ottobre è una possibilità concreta. In sede parlamentare va avanti il confronto: si ipotizza la data del 1° dicembre o, addirittura, di fine anno, come richiede la Lega.
Uno slittamento ulteriore che, qualora andasse in porto, renderebbe il contribuente moroso l’uomo più felice al mondo; ma, al contempo, causerebbe dei problemi per quanto riguarda l’Agenzia delle Entrate: così facendo verrebbe rinviato l’incasso delle tasse e delle sanzioni non pagate.
Cartelle esattoriali: si protrae la sospensione?
Relativamente al contenuto delle cartelle esattoriali, secondo l’analisi condotta da Il Sole 24 Ore, nove su dieci contengono un debito inferiore ai 5mila euro; ed appena il 36 per cento dei quasi 9 milioni di plichi riguarda tributi non versati. I numeri dell’Ader suggeriscono pertanto sia sostenibile la prevalenza dei debiti, pur tenendo conto dei disagi economici creati dalla pandemia.
Tuttavia, quasi tre cartelle su quattro hanno al loro interno un debito inferiore ai 1.000 euro (soprattutto in Liguria, Puglia e Toscana). Oltre alle prestazioni erariali non conosciute, l’Agenzia delle Entrate reclama:
- le imposti locali non pagate (perlopiù Tari e Imu), specialmente in Campania, Calabria e Valle d’Aosta;
- le infrazioni al Codice della Strada.
I criteri di priorità
L’agente addetto alla riscossione valuta se far partire o meno le cartelle esattoriali in modo scaglionato, dove aver delineato, nel recupero coattivo dei crediti, i criteri di priorità. Da quando, il Parlamento lo deve ancora stabilire.
Pur ipotizzando il nuovo rinvio al 1° dicembre, è impossibile sorvolare sul costo a carico dello Stato. Rimandare dal 1° settembre al 15 ottobre è già costato 165,5 milioni di euro in termini di indebitamento netto e circa 65 milioni in saldo netto da finanziare.