Evocano un po’ il clima da scenario apocalittico i recenti provvedimenti adottati dal Governo italiano sulla riforma fiscale. L’idea delle nostre autorità pare poggiare su tre pilastri cardine: taglio Irpef con aliquote riviste; semplificazione dei pagamenti per le partite Iva; assegno unico per i figli.
Riforma fiscale: la manovra al vaglio
Quest’ultimo è già stato approvato nei mesi scorsi ed entrerà in vigore il prossimo anno, contemplando ben otto voci tra detrazioni e bonus. Evitiamo, perciò, di soffermarsi su di esso e poniamo sotto la lente d’ingrandimento le prime due misure, le quali potrebbero portare i contribuenti ad un notevole risparmio.
Nei piani dell’esecutivo c’è la tanto chiacchierata riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). Accorperebbe le aliquote, che da cinque scenderebbero a 4 e gradualmente a tre. La manovra vagliata imporrebbe, però, il sostenimento di un impegno oneroso, pari ad almeno 10 miliardi di euro. Cifre enormi, stratosferiche, a cui è impossibile far fronte senza una precisa strategia.
Per finanziare la misura in oggetto il consiglio dei ministri sarebbe improntato a ridurre le esenzioni tributarie e rinforzare i controlli contro l’evasione. Il secondo proposito sarebbe, inoltre, perseguito mediante la lotta al contante e gli incentivi per i pagamenti elettronici.
Partita Iva: niente più acconto e saldo
Come già accennato in apertura, uno dei pilastri della riforma fiscale concerne i lavoratori a partita Iva. La matassa delle scadenze lascerebbe spazio a prelievi mensili automatici. Niente più acconto e saldo. Il corrispettivo da addebitare sarebbe calcolato su base mensile o trimestrale, a seconda dei dati attinti dalla fatturazione elettronica. Non occorrerebbero più le stime sulle entrate future per gli acconti.