Le vecchie lire, rare naturalmente, permettono di guadagnare buone cifre, se cedute a collezionisti o negozi di numismatica o antiquariato. Nella maggior parte dei casi la quotazione aumenta in relazione alla loro scarsità, come nel caso di monete da 2 euro rarissime, e al loro stato di conservazione. Le regole cruciali del meccanismo di domanda offerta valgono pure qui: più il bene ha una tiratura limitata e si presenta in buono stato, più il valore economico sale. In generale, le monete poco diffuse , o comunque difficili da reperire, possono essere lautamente pagate dai soggetti interessati.
Vecchie lire: le meglio quotate
Favorite da una storia illustre, assicurano un sostegno alle proprie entrate, trasformando un oggetto reperito in soffitta, in cantina o in qualche mercatino, in liquidità, tramite la cessione in centri specializzati. Inoltre, ci sono dei portali web dell’usato e specializzati in materia. Lo scopo di questo articolo è richiamare ciascuna informazione utile e il prezzo normalmente attribuito ad alcune vecchie lire italiane.
Partiamo dalle più “recenti” (si parla comunque di 62 anni fa…), ossia da quelle stampate nel 1958. Emesse dalla Repubblica, le 2 lire rare in questione possono valere dai 100 ai 500 euro in base allo stato di conservazione. Su una facciata presentano la raffigurazione di un’ape in altorilievo, mentre l’altra hanno un ramoscello di ulivo. Un valore più elevato spetta, invece, alla moneta da 50 lire, che va da un corrispettivo minimo di 50 a un massimo di 2 mila euro.
A spasso nel tempo
Dagli 800 ai 1.300 euro sono stimate le vecchie lire datate 1955. In acmonital, acciaio, ritraggono il profilo di una testa di donna con profilo di alloro (ovvero Italia Laureata) su un lato, e la Dea Minerva sull’altro.
Le 5 lire del 1956, sebbene piuttosto diffuse, vengono quotate una cifra vicina ai 2 mila euro. Infine, con oltre 70 anni di storia, le 10 lire del 1947 hanno, ad oggi, un corrispondente economico tra i 4 mila e i 6 mila euro.