Da quando il Reddito di Cittadinanza è stato introdotto nel nostro Paese sono passati praticamente due anni. In totale, oltre 1 milione e 180 mila famiglie hanno beneficiato della misura di sostegno economico, finalizzata all’inclusione sociale e al reinserimento nel mondo del lavoro. Pensata per contrastare la povertà, sempre più persone hanno presentato domanda, soprattutto nel periodo della pandemia da Coronavirus. Un netto incremento delle richieste lo si è, infatti, registrato negli ultimi mesi, come confermato dallo stesso Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
Quindi lo Stato apporta un significativo contributo a numerosissimi nuclei familiari che vivono in condizioni di difficoltà e disagio economico. Tuttavia, è meglio stare attenti, in quanto, sui redditi di cittadinanza, l’INPS attiva ora i controlli incrociati. Ecco come funzioneranno.
Reddito di Cittadinanza: i furbetti avranno la vita meno facile
Al di là di chi ne ha sul serio bisogno, ci sono pure quei furbetti che ne usufruiscono senza in realtà averne i requisiti. Ebbene, con la notizia dei nuovi controlli incrociati da parte dell’INPS si contrasterà tale pratica. Difatti, il Garante della Privacy ha dato l’ok all’Istituto di previdenza nazionale affinché intensifichi le procedure di verifica sui beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Il proposito perseguito è assicurarlo esclusivamente a coloro che ne hanno realmente la necessità.
Secondo quanto stabilito dalle autorità, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale avrà modo di incrociare ogni dato in proprio possesso con quello detenuto dalle diverse Amministrazioni. Le operazioni saranno svolte in conformità alla normativa sulla privacy, applicando sistemi quali le firme digitali e la cifratura delle informazioni. Inoltre, le procedure di scambio informativo tra le varie Amministrazioni avverranno nel rispetto della legislazione italiana ed europea.
Come anticipato, l’intento è di individuare chiunque riceva di già il reddito di cittadinanza oppure sia prossimo ad avanzare la richiesta. In questa operazione l’INPS sarà parte integrante di una rete più vasta, che coinvolgerà Amministrazioni come l’ACI, l’Agenzia delle Entrate, i Comuni, il Ministero della Giustizia e le Regioni. Il network che si verrà a creare sarà introdotto con lo scopo di eseguire gli accertamenti sulle eventuali intestazioni di veicoli, patrimoni immobiliari, misure cautelari, condanne o ancora ricoveri di lunga degenza presso strutture pubbliche.
Si rischiano anche sanzioni penali
Di conseguenza, si suggerisce di esaminare accuratamente la situazione della propria famiglia prima di sottoporre la richiesta del Reddito di Cittadinanza. Percepire dallo Stato un aiuto economico, non avendone diritto, è punito con severi provvedimenti, anche di natura penale. Dal momento in cui il Reddito di Cittadinanza è entrato a far parte del nostro ordinamento giuridico, le dichiarazioni mendaci si sono immediatamente configurate come reato omissivo. Per tale ragione, se si violano le disposizioni del legislatore, si rischiano pesanti sanzioni penali. Qualora si forniscano documenti falsi o dichiarazioni non corrispondenti al vero è prevista la reclusione da un minimo di 2 anni a un massimo di 6 anni. Vale lo stesso in caso di omissione di informazioni dovute.
La reclusione è ridotta esattamente della metà, da un minimo di 1 anno a un massimo di 3 anni, laddove si ometta di notificare all’ente erogante ciascuna informazione correlata alle variazioni del patrimonio o del reddito, ovvero valide alla decadenza o riduzione del beneficio. In aggiunta, è comminata una sanzione di carattere amministrativo. Difatti, oltre alla decadenza dal diritto, lo Stato ha la facoltà di avanzare all’ormai ex beneficiario la complessiva restituzione di quanto riscosso fino a quell’istante.