Nonostante la legge italiana le riconosca numerosi diritti, la prima casa non è sempre inattaccabile. Potenzialmente può essere, infatti, pignorata, vale a dire oggetto di una procedura esecutiva ad opera dei creditori del o dei proprietari. Tale eventualità è limitata, qualora ad agire siano gli agenti addetti alla riscossione.
Quando la prima casa può essere pignorata
La prima casa è pignorabile nel caso in cui i debiti a carico del proprietario siano nei confronti di privati, quali possono essere la banca con cui si è sottoscritto un mutuo o qualsiasi altra parte terza, che non sia lo Stato oppure l’Agenzia delle Entrate. Prima di adottare la misura estrema, la banca farebbe forse meglio a tentare vie alternative e vagliare, magari, l’ipotesi di vendere l’immobile per saldare il debito e lasciare, in qualunque circostanza, una somma che consenta di andare avanti. Indipendentemente dal fatto che si tratti di prima casa o dell’unica abitazione di proprietà, si rischia ugualmente il pignoramento, pure dietro richiesta di creditori privati, compresi i familiari. Difatti, qui non si applicano le tutele previste per il Fisco.
Quando non può essere pignorata
Il divieto di pignoramento della prima casa vige, ad esempio, su Equitalia e ogni altro ente di riscossione. L’ordinamento lo proibisce esplicitamente. I suddetti organismi hanno unicamente la facoltà di iscrivere un’ipoteca sull’immobile, laddove il debito sia superiore a 20 mila euro. L’agente non può, insomma, procedere esecutivamente contro il fabbricato, ma ha dei precisi vincoli da osservare. Comunque, affinché l’addetto alla riscossione non possa procedere al pignoramento della prima casa, sono necessari certi requisiti, ossia deve trattarsi:
- dell’unico immobile di proprietà del creditore;
- dell’immobile in cui il creditore risiede anagraficamente;
- di un immobile non qualificabile come bene di lusso.