Purtroppo ci sono state epoche migliori di quella oggi vissuta. L’esplosione (e il ritorno) dell’epidemia sanitaria ha reso il periodo ancora più buio, manco ce ne fosse stato il bisogno… La verità è, infatti, un’altra: il mondo del lavoro era sofferente già molto prima. Da diversi anni ormai si avvertiva la crisi e certi concetti, un tempo comuni e accettati, tipo il mito del “posto fisso” sono ampiamente superati, salvo rare eccezioni. Ottenere un primo impiego è già di par suo una piccola-grande impresa. Un’impresa più alla portata se, però, il titolo di studio con cui ci si presenta ad un potenziale datore è allettante. Dopo aver affrontato in passata sede le triennali, adesso andremo a soffermarci sulle lauree specialistiche. A fondamento del pezzo una semplice (e al contempo complessa) domanda: quale percorso accademico viene visto di miglior occhio dal mercato?
Lauree specialistiche: un investimento da ponderare
Sarebbe bello, anzi stupendo, se le propensioni personali combaciassero con l’effettiva richiesta. Ma, anche se fa male sentirla, è sempre preferibile dire la verità, a costo di risultare antipatici. E la verità è che se – ad esempio – l’obiettivo è di conseguire una laurea in filosofia, una volta portati a termine gli studi il cammino sarà tutto in salita. Le aziende, ahimè, non cercano filosofi ed è praticamente scontato che trovare una occupazione in tempi brevi sarà ostico.
Nella migliore delle ipotesi, sarà così necessario ripiegare, molto spesso, su un mestiere lontano anni luce dalle competenze assimilate. Il nostro intento è di presentare in modo dettagliato e oggettivo le lauree specialistiche che possono concorrere ad agevolare l’ingresso dei neolaureati nel settore lavorativo.
La scelta è ampia e variegata, se però tra le lauree più richieste non è presente quella dei sogni, si può comunque provare a individuare il percorso accademico che maggiormente si presta alla vocazione o alle ambizioni personali.
Frequentare l’università costituisce un grosso fardello sul bilancio familiare. Negli atenei più prestigiosi e ambiti si può pure arrivare a superare la soglia dei 50 mila euro. E nel periodo in cui ci troviamo a barcamenare, aggrediti, fra l’altro, dai contraccolpi sull’economia della pandemia mondiale scoppiata (che nel caso dell’Italia ha ancor più aggravato una situazione già critica) conviene ponderare a fondo la decisione.
Le lauree specialistiche meno richieste
Iniziamo dal fondo, ossia dalle lauree meno ricercate dalle aziende. Esse sono senz’altro quelle in giurisprudenza, lettere e psicologia. Sebbene sia comprensibilissimo l’eventuale interesse suscitato da certe materie sul piano strettamente personale, sarebbe opportuno mantenere una visione d’insieme più ampia e non lasciarsi unicamente condizionare dalle tendenze. Specie se si riscontra un disinteresse completo da parte di compagnie private e pubbliche. La prospettiva di spedire curriculum a tappeto per riscontrare l’indifferenza generale dovrebbe portare a desistere sul nascere dall’imboccare determinati sentieri. Detto ciò, è bene sottolineare che il numero dei laureati nella fascia di età che da un minimo di 24 va ad un massimo di 35 anni si attesta su una percentuale del 22 per cento, poco più della metà della media europea, pari al 40,7 per cento. Si tratta di una percentuale davvero bassa, che conferma un fenomeno da non prendere sottogamba.
Al fine di comprendere meglio la situazione reale, di seguito esamineremo i tassi di occupazione entro i 5 anni successivi al conseguimento delle suddette laurea, mentre nel paragrafo successivo ci focalizzeremo sui tassi di occupazione delle lauree specialistiche più richieste dalle aziende:
- Giurisprudenza: 45,3%;
- Letteratura: 59,2%;
- Psicologia: 46,2%.
Le più richieste
Le nuove generazioni stanno perdendo interesse verso gli studi universitari e lungo la penisola sono in calo le percentuali dei giovani laureati. La ragione di tale trend al ribasso è da attribuire ad un errato luogo comune: il pezzo di carta è inutile, servono piuttosto le conoscenze giuste e la fortuna.
Negli ultimi anni il pensiero si è via via diffuso, anche a causa di un sistema che, a volte, non tiene conto della meritocrazia. Se tanti ragazzi cercano fortuna all’estero, lasciando amici e parenti, un motivo c’è. Negarlo equivale un po’ ad avere le fette di salame sugli occhi. Non c’è scusa che tenga: i posti disponibili sono limitati e capita di frequente che l’unica soluzione sia emigrare altrove.
Eppure, è sbagliato supporre che in Italia chi riesca a ottenere l’agognata chiamata sia fortunato oppure un classico raccomandato. Se è vero in taluni casi, non lo è in assoluto.
In realtà tante grandi compagnie sperano nel ricambio generazionale, nella preparazione specialistica delle nuove leve e lo conferma un dato: parecchie offerte professionali per alcune figure, in special modo nel ramo informatico, rimangono senza candidature di rilievo.
Per entrare nel vivo della questione, ecco l’elenco delle lauree specialistiche più richieste:
- Chimica farmaceutica;
- Economia;
- Ingegneria edile;
- Ingegneria informatica;
- Medicina;
- Scienze infermieristiche;
- Statistica.
In relazione alle aree accademiche ecco qualche dato aggiuntivo sul tasso di occupazione:
- Chimica farmaceutica: 82,7%;
- Ingegneristiche: 89,2%;
- Sanitarie: 80,4%;
- Scientifiche: 86,8%
Come logico che sia, sono tutti percorsi accademici basati sull’economia, la ricerca scientifica e le nuove tecnologie. Sono le c.d. materie STEM, dall’acronimo inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics.
Ciò evidenza ulteriormente come, in una società in continua evoluzione, anche in ambito digitale o di intelligenza artificiale, mutano di conseguenza le richieste del mondo del lavoro.
Quanto guadagna un neolaureato
Il livello degli stipendi è notoriamente modesto nel Belpaese, un altro fattore che spinge parecchi ragazzi all’espatrio. Ciononostante se si è pensato bene di proseguire con gli studi, un neolaureato ha la possibilità di percepire uno stipendio maggiore rispetto a un neodiplomato. Ad esempio un giovane che ha ultimato gli studi in ingegneria può percepire, al primo incarico, uno stipendio netto di circa 1.700 euro mensili. Un puro miraggio per un impiegato di basso livello, che arriva anche a meno di 900 euro netti mensili. In base a una stima generale, un giovane fresco di diploma presso un Istituto tecnico professionale può, mediamente, percepire uno stipendio di circa 1.050 euro mensili. Uno con una laurea triennale (qui ti abbiamo riferito le più spendibili sul mercato del lavoro) guadagna 1.104 euro mensili all’inizio della carriera, mentre chi ha una specialistica sale a 1.153 euro mensili. Naturalmente poi dipende dall’azienda che assume, dal tipo di figura professionale richiesta, dagli eventuali benefit accordati e così via.