La news del momento è questa: aumento di stipendio e con effetto retroattivo per il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Tutto in regola? Assolutamente sì. Nessun illecito. Sta scritto nel decreto interministeriale Mef-ministero del Lavoro dello scorso 7 agosto. Promosso dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. Erano 62.000 euro annui: diventano 150.000 euro, stando a fonti sindacali. Più del doppio insomma.
Anche al presidente dell’Inail viene concesso lo stesso stipendio. Invece, 40.000 euro all’anno invece vanno ai vicepresidenti dei due Istituti (60.000 se hanno deleghe). Ai consiglieri di amministrazione di Inps e Inail 23.000 euro ciascuno. Con decorrenza dalla data di nomina del presidente, del vicepresidente e dei consiglieri di amministrazione Inps e di Inail. Ossia: arrivano anche gli arretrati. C’è di che festeggiare per anni e anni. Beato lui.
Questa è la legge. E va rispettata. Non abbiamo gli strumenti per dire se l’aumento sia legittimato da un super lavoro. Ma la Lega protesta. Nel silenzio generale della politica. il leader della Lega Matteo Salvini non si sta: “Invece di aumentarsi lo stipendio, prima paghi la cassa integrazione alle centinaia di migliaia di lavoratori che la aspettano da mesi, poi chieda scusa e si dimetta”. “Dove sono gli uffici di monitoraggio dell’Inps, quelli che ad agosto avevano denunciato, in una lista di proscrizione pubblica, i furbetti del bonus da 600 euro?, gli fa eco il deputato e responsabile nazionale dipartimento Lavoro della Lega Claudio Durigon.
Il collegio dei sindaci del’Inps ha chiesto chiarimenti sugli aumenti, richiamando la legge 75 del 1999 che stabilisce che gli amministratori siano pagati dal momento dell’insediamento e non dalla nomina. Al di là della questione Inps e Inail, il guaio è il costo della politica e della burocrazia italiana. Siamo un Paese in difficoltà. Che va a chiedere soldi ai Paesi frugali dell’Unione europea, dove gli stipendi della politica e della burocrazia sono inferiori rispetto al nostro.
Una situazione strana, che certo non ci favorisce. E fa a pugni con un Sud Italia di disoccupati con reddito di cittadinanza, con i licenziati, con gli imprenditori in gravissima difficoltà dopo il Covid, con un costo della vita esorbitante che sbrana gli italiani. Con una nazione in pesantissima emergenza. Con la stessa Inps sulla quale ci sono nuvoloni neri. A quegli italiani sfortunati, non resta che sbavare d’invidia verso chi ha quei posti di lavoro favolosi.