Alberghi di montagna chiusi per tutte le vacanze di Natale e quarantena per chi decide di passarle all’estero. Il Governo presieduto da Giuseppe Conte punta – parole loro – a blindare l’Italia per evitare di ripetere nelle prossime festività gli assembramenti e i contagi da Coronavirus di Ferragosto. La situazione sfuggita di mano nel corso della precedente estate condurrà dunque ad un approccio più cauto e moderato.
Gli evidenti passi a vuoto commessi nella gestione della emergenza epidemiologica hanno offerto degli insegnamenti, di cui l’esecutivo cercherà di farne debitamente tesoro. Perché, in confronto a un po’ di mesi fa, oggi c’è maggiore consapevolezza in merito. È comunemente accettato che non basterà un primo, tangibile, calo dei contagiati per rilassarsi e abbassare la guardia.
Occorrerà piuttosto porre in atto un processo continuativo, privo di quei cali di tensione che sono costati già tanto ai cittadini italiani. Anche sotto l’aspetto economico, questo è vero, ma soprattutto della salute che, in simili circostanze, deve inevitabilmente venire al primo posto.
Per negare gli spostamenti sulla neve si pensa perciò a chiudere resort e hotel. Le date non sono ancora state fissate, ma l’orientamento delle autorità è di far scattare le nuove disposizioni a partire dal 20 dicembre e di mantenerle fino al 10 gennaio. Tradotto: sia il Natale sia il Capodanno si passeranno in modalità decisamente insolite. D’altro canto, il 2020 è stato un annus horribilis in tutti i sensi.
Durante la giornata di ieri, martedì 1° dicembre, i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza hanno intrattenuto un dialogo diretto con i presidenti delle varie Regioni italiane, convocati per mettere a punto il DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) in vigore dal 4 dicembre. Ci vuole coesione e unità d’intenti. Lo sa perfettamente il Governo, che, anche alla luce delle critiche ricevute da certi governatori, intende ascoltare (parzialmente) gli esponenti degli enti territoriali.
Oggi sarà un altro giorno importante in agenda, visto che lo stesso Roberto Speranza, il ministro della Salute, illustrerà alle Camere i provvedimenti concepiti. La linea del rigore è tracciata, e riguardo ai dettagli li scopriremo giusto fra qualche ora. Tra le ipotesi suggerite c’è che spetti ai prefetti il compito di coordinare l’organizzazione dei trasporti sul territorio, per consentire la riapertura delle scuole superiori.
Alberghi chiusi
In sinergia con le Regioni, il Governo si è impegnato a ristorare le cospicue perdite degli albergatori, date le misure restrittive emanate negli ultimi mesi, volti a contrastare l’aumento dei contagi da Covid-19. Eppure la misura di carattere straordinario in arrivo è destinata ad accendere vibranti polemiche e proteste. La proposta di mediazione con cui Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto e le Province autonome di Trento e Bolzano speravano di scongiurare il tracollo del settore sarà rigettata. In essa si prevedeva la possibilità di aprire gli impianti di risalita delle piste da sci per gli ospiti delle strutture alberghiere e delle seconde case, in quanto – recitava il comunicato diramato dai propositori – può costituire un problema in determinate giornate. A tal proposito, il Governo ci ha voluto sentire poco, giunto al rifiuto, anche perché non prevede alcuna forma di pendolarismo. Nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sarà enunciato che lo spostamento fra Regioni, sempre a partire dal 20 dicembre, è impedito. E per evitare strappi il potere centrale ha disposto una serrata di venti giorni.
Un sacrificio indubbiamente pesante, a carico dei cittadini italiani e soprattutto di precise filiere. Le settimane di vacanze natalizie sono abitualmente una fonte di reddito molto importante per chi opera nei comparti già sopra esaminati e la delusione sarà palpabile nel momento in cui le preoccupazioni espresse dai sindacati di categoria diverranno realtà.
La quarantena
Passiamo allora alla quarantena, visto che, pure su tale versante, sono da registrare degli importanti provvedimenti. Innanzitutto, a chi tornerà dall’estero nei prossimi giorni sarà sufficiente sottoporsi al tampone, senza, di fatto, stravolgere la politica adottata sin dalla scorsa stagione estiva. Lavoratori, studenti e turisti avranno l’onere di effettuare il test, dopodiché, una volta ricevuto esito negativo, saranno liberi di circolare.
Chi ha in mente di rientrare nel Belpaese farebbe bene ad approfittare di queste tre settimane, poiché dal 20 dicembre tutti coloro che torneranno dall’estero avranno il tassativo obbligo di stare in quarantena. Una misura di stampo precauzionale stabilita dopo aver appurato che difficilmente in sede europea potrà essere raggiunto un accordo sulle vacanze sulla neve. Austria e Svizzera hanno già reso noto come gli impianti e le piste da sci saranno aperti, aggiungendo che gli italiani sono i benvenuti. Il timore di quanto rischia di accadere con le persone accalcate all’interno delle funivie o in fila ha così persuaso il Governo Conte a imporre dieci giorni di isolamento al rientro.
Cenone e feste
L’altro delicatissimo tema, sul quale il Governo assumerà una decisione definitiva in seguito al confronto con le Camere, è quello del cenone di Natale, un momento quasi sacro per tantissimi italiani, desiderosi di rincontrarsi dopo un anno passato magari a chilometri e chilometri di distanza.
Un momento che i virologi, e gli scienziati in generale ritengono ad elevatissimo rischio di contagio tra abbracci, baci, lunga permanenza a tavola e scambio di doni. L’esecutivo non ha intenzione di inserire un vero e proprio divieto di riunirsi nelle abitazioni private, dove, fra l’altro, eseguire controlli sarà sostanzialmente impossibile.
Ma il Governo intero è concorde sul bisogno di vietare le feste sia all’aperto sia al chiuso, nonché di rafforzare la raccomandazione contenuta nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 3 novembre, per convincere il popolo italiano a non accogliere nelle rispettiva abitazioni persone diverse dai conviventi. L’opportunità di introdurre una soglia massima di commensali ha tenuto banco a lungo, ma parte dei ministri frena, nel timore che la situazione finisca per degenerare.
Confini regionali
Il divieto di trasferirsi in un’altra Regione da quella di residenza, anche se gialla, è ormai deciso. Si potrà muovere esclusivamente chi si reca nella casa dove è residente o dove ha il domicilio. Permangono le perplessità riguardo al consentire alcune deroghe (partner conviventi, coniugi, anziani soli) come desidererebbe Conte. Il fronte dei ministri opposti all’idea appare però sulla stessa lunghezza d’onda anche perché, come ha sottolineato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, occorre varare norme chiare, che non si prestino ad interpretazioni personali o equivoci. Il palese riferimento è a quanto occorso negli scorsi mesi, quando si parlava di congiunti e affetti stabili.