Ovviamente, tutte le attenzioni per la crisi provocata dalla pandemia sono focalizzate sul nostro Paese, l’Italia. Ma se, per un solo istante, proveremo ad allargare gli orizzonti constateremo come il periodo di emergenza abbia sconvolto il mondo. Tuttavia, gli Stati Uniti rimangono l’economia più grande, resiliente e flessibile in assoluto. In prospettiva futura, sottolinea l’agenzia di valutazione del credito DBRS Morningstar, gli investitori in obbligazioni USA avranno l’imperativo di riporre attenzione a tre aspetti chiave:
- le mosse della Federal Reserve;
- l’andamento del dollaro;
- le politiche fiscali.
Le mosse della Federal Reserve
La Banca centrale americana, si legge nell’articolo a firma di Sara Silano, è prontamente intervenuta a fronte dello scoppio dell’epidemia, riducendo complessivamente di 150 punti i tassi di interesse a breve termine, con il limite più basso intorno allo zero. Inoltre, ha agito con operazioni sul mercato interbancario per contenere i picchi di volatilità e immettere liquidità nel sistema.
Durante la sua ultima riunione, il Fomc, il braccio operativo della Fed, ha spiegato di voler portare avanti tale politica. Molto probabilmente – commenta Christian Scherrmann, economista di DWS – lo strumento per sostenere il recupero sarà l’acquisto di asset su larga scala. I funzionari hanno già espresso la disponibilità di incrementare gli acquisti e di comprare a scadenze lunghe. Tutto ciò per sostenere le condizioni finanziarie, che restano favorevoli.
L’andamento del dollaro
Un secondo parametro da porre in esame è il rapporto di cambio, perché gli investitori europei devono convertire il denaro nella valuta straniera quando si accaparrano uno strumento finanziario in una divisa differente, esponendosi al rischio di oscillazioni. Durante il 2020 il dollaro ha finito per deprezzarsi e in tanti credono che nel prossimo futuro rimarrà debole, soprattutto a causa delle accomodanti politiche monetarie, che producono notevoli scorte di liquidità in valuta.
Le politiche fiscali
La politica monetaria e il valore del dolaro rappresentano solo due dei fattori cruciali. Servono, infatti, pure le politiche fiscali. Il dipartimento del Tesoro americano ha stimato un deficit superiore ai 3 mila miliardi di dollari, pari al 15 per cento del Pil nel 2020. Presumibilmente si approveranno nuovi stimoli, sebbene al momento sia complicato quantificarli, poiché la nomina di Joe Biden come leader uno alla Casa Bianca e il risultato delle consultazioni per il Senato attendono ancora ufficialità.
Comunque lo scenario di base dei mercati è quello di una presidenza democratica e un Senato scisso. Una non preoccupazione per gli investitori in obbligazioni USA è l’inflazione. In una nota diramata da DRBS Morningstar, si apprende le pressioni inflazionistiche sono inalterate. La situazione è improbabile che registri modifiche fino al momento in cui l’attuale fase pandemica non sarà superata e l’occupazione non tornerà ai livelli di fine 2019.
Le obbligazioni USA saranno sempre più uno strumento di difesa
Nelle sue previsioni di lungo periodo, J.P. Morgan asset management ritiene che il ruolo dei titoli governativi in portafogli, compresi quelli a stelle e strisce, stia mutando. In passato costituivano una sorta di tutela, ma anche di formazione di reddito; mentre esclusivamente strumenti difensivi lo saranno sempre più. Se gli stimoli fiscali avranno gli effetti sperati, gli yield (bond ad alto rendimento ma anche a elevato rischio di default) potrebbero crescere a svantaggio dei possessori di obbligazioni. Tra prezzi e yield c’è d’altronde un rapporto inverso. Ad ogni modo, anche nel momento di tornare ad una situazione più normale, le cedole dovrebbero restare abbastanza povere.