Le conseguenze provocate dalla pandemia da Coronavirus sul piano economico sono state e sono notevolmente avvertite dagli italiani. Le famiglie di ceto sociale più debole hanno seri problemi di liquidità e arrivare a fine mese è a tratti un’impresa. Messi con le spalle al muro, hanno inviato moltissime richieste di prestiti bancari. Ed è altrettanto forte la domanda di cessioni del quinto dello stipendio non solamente tra i lavoratori, ma pure tra i pensionati. Che desiderano, ad esempio, comprare l’auto, una tv oppure finanziare un piccolo intervento che l’assicurazione salute non copre.
Gli importo richiesti sono rimborsabili mediante addebiti automatici. Con prelievo direttamente dalla pensione o dalla busta paga (con trattenuta a cura dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale). Insomma, ce ne si accorgerà a malapena. In realtà, però, ci sono dei rischi ben precisi a cui si va incontro e che è pertanto il caso di conoscere.
Tassi di interesse da usurai in passato
C’è stato un periodo in cui la catena di intermediari, a cui il debitore era assoggettata, prospettava spese esorbitanti. Chi necessitava di un prestito, con tale formulava, giungeva fino a un pagamento del 15 per cento di interesse. Oggi ciascuna voce dei costi è esplicitata nel TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), che annovera ciascuna uscita. È sufficiente analizzare questo dato, e valutare la convenienza o meno dell’accordo.
L’importante è non farsi ingannare da informazioni aggiuntive portate alla conoscenza da intermediari e consulenti. Oggi si parte intorno al 4 per cento e ci si spinge fino all’6-8 per cento. Può capitare di sentir chiedere l’11 per cento, tuttavia si tratta di casi isolati. E riguardano tutte le insegne, compresi i migliori istituti di credito. La durata minima di tale tipologia di prestito è 24 mesi (2 anni), mentre la durata massima è 120 mesi (10 anni).
Vacanze spalmate sul 2021
Gli operatori del settore pubblico sono tra i più attivi nella cessione del quinto. Perché non occorre dichiarare una specifica finalità per ricevere il prestito. Gli addetti statali impegnano fino al 20 per cento delle buste paga, tredicesima e quattordicesima incluse, anche per concedersi una vacanza sulla neve nella propria Regione. Per tale categoria, come per i dipendenti di imprese private, avviene quasi sempre la concessione del prestito. Una discriminante è l’anzianità lavorativa, il Trattamento di Fine Rapporto maturato, sul quale è, eventualmente, possibile rivalere il credito, qualora il soggetto si dimostri insolvente. Perciò finché non si è rimborsato il prestito, il dipendente del settore non può contare sul suo pieno TFR per offrire garanzie altrove.
Pensionati
I pensionati, invece, entrano in banca per richiedere una determinata cifra. Poi, però, scoprono di poterla alzare e lo fanno, quando varrebbe la pena chiedere lo stretto indispensabile. Meglio non esagerare con i prestiti, spinti dal fatto che i tassi sono contenuti. In media, l’età massima per avanzare domanda è pari a 85 anni.