Dagli inizi del 2013 la Banca Centrale Europea non riesce più a centrare il proprio obiettivo. L’istituto comunitario si pone, come unico scopo formale per la sua politica monetaria, quello di perseguire un tasso d’inflazione, nel medio, periodo leggermente inferiore al 2%.
Complice la pandemia, i prezzi al consumo sono scesi in agosto dello 0,2% su base annua. In Italia, hanno registrato a settembre il quinto calo annuale consecutivo. In sostanza, la principale minaccia in questa congiuntura economica si chiama deflazione.
Banca Centrale Europea: revisione del target
Nel mese di agosto la Federal Reserve ha annunciato che perseguirà un’inflazione superiore al 2% e, almeno fino al 2023, i tassi saranno tenuti azzerati. L’altro ieri, il governatore Christine Lagarde ha reagito comunicando il desiderio di intraprendere una revisione del target, poiché non più adeguato all’epoca vissuta ed esprimendo preoccupazione per gli sviluppi futuri.
Prima che esplodesse l’emergenza, il tema si era già presentato, semmai la crisi sanitaria ed economica sta rendendo più tempestiva la risposta dell’Eurotower, soprattutto dopo la decisione presa dalla Fed. Dietro agli accorgimenti si nasconderebbe l’intenzione di Lagarde (e di una buona parte del consiglio) di prorogare e rinforzare nell’entità gli stimoli monetari, così da non doverli tagliare alla minima risalita dell’inflazione verso il limite del 2%.
Insomma, ai mercati si segnalerebbe che i tassi non subiranno alcun rialzo, mentre gli acquisti di assets non smetteranno con il surriscaldamento dei prezzi. Sarà necessario che questi raggiungano determinate soglie e, per un lasso di tempo sufficientemente lungo, sopra l’obiettivo.
La tesi di Paul Krugman
A tal proposito, da anni Paul Krugman, Nobel per l’Economia, sostiene che le banche centrali avrebbero il compito di alzare i target d’inflazione per rivelarsi più efficaci. In merito, Lagarde ha preteso maggiore flessibilità fin dal suo insediamento. Ovvero reclama maggiore margine di intervento sui programmi monetari quali il PEPP e il QE e sui tassi, fissando un obiettivo meno stringente.