Negli ultimi anni nel mondo del mercato discografico, la vendita dei vinili è salita vertiginosamente. A causa del proliferare della diffusione della musica in streaming, con Spotify come piattaforma regina, i vinili, con le loro cover più ampie rispetto a quelle di cd e musicassette, sono tornati prepotentemente di moda.
Il fascino dei vinili
Ma non è solo una questione di ampiezza delle copertine. Il ritorno del vinile è un ritorno principalmente a un sound più autentico rispetto all’appiattimento dei suoni di cd e musicassette, per non parlare ovviamente della povertà di qualità, da questo punto di vista degli Mp3.
Più il concetto di musica liquida ha assorbito il mercato nel corso di questi ultimi anni, più i cultori del suono, i collezionisti, i fans, hanno fatto si che le vendite di vinili salissero enormemente. Una cosa impensabile 25 anni fa, quando il cd era il formato principe.
Rarità da collezione
Nel corso della storia della musica ci sono tanti vinili da collezione, per le più svariate ragioni, che tengono solo in parte in conto il valore di un’opera nel suo valore artistico. Il mercato ama l’errore ad esempio. Se un album viene pubblicato con un titolo di un brano sbagliato e viene ritirato dal mercato, i possessori delle copie di quel dato vinile hanno in mano un piccolo tesoro da far fruttare.
Lo stesso accade per altri tipi di errori, nella cover o addirittura di mixaggio dei brani, esempio questo ultimo accaduto anche di recente in Italia, con la ristampa in vinile di Tabula Rasa Elettrificata dei CSI. Molti fans si accorsero che l’album suonasse male, peggio del cd, fioccarono le recensioni negative su Amazon e altri siti di vendita. Fino a quando il gruppo, si accorse di aver utilizzato il pre mix dell’epoca e non il master definitivo per la ristampa in vinile.
Morale della favola, oggi il doppio vinile col mix sbagliato di Tabula Rasa Elettrificata vale già un piccolo tesoro. Altro fattore fondamentale per la valutazione di un vinile è naturalmente la rarità. Vinili stampati in poche migliaia di copie, che poi sono stati ristampati perché gli artisti hanno avuto successo o stampati in poche copie proprio perché pensati sul nascere come oggetti di culto e da collezione.
I Vinili rari più costosi
Altro fattore dominante è ovviamente la qualità dell’opera di successo nelle sue primissime edizioni. Quella numero 1 del White Album dei Beatles, appartenuta a Ringo Star vale ad esempio oltre 800 mila dollari. That’ll Be The Day/In Spite Of All The Danger dei The Quarrymen ovvero i Beatles prima di diventare i Beatles, è quotata a oltre trecento mila dollari.
Altro esempio Music For Supermarkets di Jean Michel Jarre supera i trenta mila dollari. Il cantante all’epoca fece distruggere le registrazioni dell’album e vendette all’asta l’unica copia rimasta. O ancora, il vinile dei Sex Pistols God Save The Queen / No Feelings viaggia per i venti mila dollari.
Ma anche senza scomodare questi casi eccezionali, nella vostra discografia potete trovare piccoli tesori. Andando ad esempio a rintracciare le edizioni di album che sono considerati rari e quindi quotati per altri svariati motivi, come il paese di stampa, i numeri di catalogo e matrice.
Oppure andate alla ricerca tra i dischi dei vostri genitori, puntando sui gusti musicali dell’epoca. I 45 giri degli anni 60 o certi album di prog degli anni 70 hanno un ottimo mercato. Per aiutarvi a capire il valore dei vostri dischi, esistono inoltre siti e riviste specializzate, per lo più settoriali, divise per genere musicale. Ovviamente meglio sono conservati più i vostri vinili avranno un valore maggiore.