Oggi andremo a ripescare una moneta coniata in Italia nel 2016, che magari potreste ritrovarvi nel porta monete o come resto al supermercato e di cui è bene conoscerne la storia e il valore. Si tratta della moneta da 2 euro del 2016 dedicata a Tito Maccio Plauto.
Ogni anno, come ormai ben sappiamo, l’Istituto Poligrafico e Zecca di Stato italiano conia ed emette delle monete commemorative. Queste sono solitamente dedicate a personaggi illustri, monumenti, città o anniversari importanti.
In alcuni casi le monete sono coniate per la messa in circolazione. In altri, invece, vengono create per il solo scopo collezionistico.
Il pezzo di cui parleremo oggi appartiene alla prima categoria e quindi è una moneta che è facilmente capitata nelle vostre mani. Ve l’hanno data come resto al supermercato o al bar, ad esempio.
Caratteristiche e valore dei 2 euro Tito Maccio Plauto
L’esemplare di cui parliamo è stato emesso il 16 maggio del 2016 ed è dedicato a Tito Maccio Plauto, uno dei più prolifici e importanti autori dell’antichità latina e autore teatrale che più ha influenzato il teatro occidentale.
Le caratteristiche tecniche della moneta sono le stesse di quelle di qualsiasi altra moneta da 2 euro coniata dal 2000 in poi. Compresi i soggetti raffigurati sulla facciata del Rovescio.
Sul Dritto, invece, sono raffigurate, al centro, due maschere teatrali della Commedia Nuova, una giovane donna e uno schiavo. Esse sono tratte da un mosaico del II secolo d.C. In alto troviamo una pianta di teatro dell’antica Roma e “il monogramma della e “RI” di Repubblica Italiana. A sinistra c’è una piccola R che indica la Zecca di Roma, mentre a destra c’è la firma dell’autore. Sotto le maschere, invece, troviamo le date commemorative del 2200° anniversario, ovvero “184 a.C.” e “2016”. In basso a tutto troviamo la scritta in stampatello maiuscolo “PLAUTO”.
La moneta è stata coniata ed emessa in 1,5 milioni di esemplari. Un numero molto alto, che ovviamente la rende abbastanza comune. Se circolata non varrà più dei 2 euro del valore nominale stesso. Se in Fior di Conio, invece, può anche valere il doppio.