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Plastica monouso: come viene regolata oggi dalla direttiva europea?

Le nuove norme europee sulla plastica monouso hanno come obiettivo ridurre la presenza di questi materiali nell’ambiente, soprattutto in quello marino. Secondo le stime, infatti, ci sarebbero almeno 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani e ogni anno altri milioni di tonnellate di rifiuti fanno il loro ingresso, inoltre secondo il Parlamento Europeo il 49% dei rifiuti marini è composto da plastica usa e getta.

Anche le spiagge non sono esenti da questa problematica. Secondo l’indagine Beach Litter di Legambiente, ci sono oltre 700 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia, con la plastica che rappresenta il 79,7% del materiale di scarto raccolto. In particolar modo, l’incidenza della plastica monouso sulle spiagge è compresa tra il 38,6% e il 56,3% nel periodo di riferimento 2023-2024, nonostante sia stata bandita dall’Unione Europea dalle nuove norme UE all’inizio del 2022.

Ovviamente la direttiva europea SUP (Single Use Plastic), il cui obiettivo principale è limitare quanto più possibile la diffusione degli imballaggi in plastica, avrà bisogno di tempo per ridurre la presenza di questi rifiuti nell’ambiente. Inoltre, gli Stati membri hanno proposto numerose modifiche alla normativa originale, arrivando infine a un accordo condiviso dopo l’approvazione di molte deroghe alle regole della direttiva.

Regole e deroghe sulla plastica monouso e sugli imballaggi 

Naturalmente non tutti gli oggetti in plastica sono stati vietati, ma per alcuni sono state introdotte delle apposite linee guida per aumentarne il riciclo e il riutilizzo.

Con la revisione del regolamento sugli imballaggi, Parlamento e Consiglio UE hanno raggiunto un compromesso non ancora approvato formalmente e quindi non pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale UE. Secondo questa revisione è stato confermato lo stop alla plastica monouso per frutta e verdura sotto 1,5 Kg, tuttavia gli Stati membri dell’UE possono prevedere delle deroghe per evitare perdite d’acqua, rigonfiamenti, ossidazione, rischi microbiologici, shock fisici o la mescolanza tra i prodotti biologici e quelli non bio. Una delle poche eccezioni, quindi, è rappresentata dalle buste di plastica usa e getta dell’insalata lavata, imballaggi che potranno continuare ad essere utilizzati.

L’accordo trovato dai Paesi membri ha introdotto anche alcune eccezioni al divieto dei condimenti monouso, ovvero alle bustine in plastica di olio, sale, zucchero, caffè, aceto e simili. Anche in questo caso è possibile usarli per ragioni di igiene e sicurezza, come avviene negli ospedali e nelle case di cura, oppure come accompagnamento per i cibi da asporto. Non è stata concessa invece nessuna deroga per le confezioni monouso di cosmetici, quindi i flaconcini monodose come i mini saponi o mini shampoo negli hotel non possono essere più utilizzati.

Il divieto UE alla plastica oxo-biodegradabile

L’articolo 5 della direttiva europea sulla plastica monouso vieta la vendita di oggetti in plastica oxo-biodegradabile, ossia di prodotti in plastica biodegradabili ma che contengono additivi che possono rilasciare residui chimici o microparticelle se dispersi nell’ambiente. Questi additivi potenzialmente pericolosi per l’ambiente sono utilizzati per favorire la degradazione dei materiali plastici, tuttavia la nuova norma UE sulla plastica monouso ha introdotto il divieto dell’immissione sul mercato di questi prodotti.

In pratica, questi materiali sono realizzati con caratteristiche specifiche di biodegradabilità, ma senza compromettere le performance dell’imballaggio per garantire l’integrità e l’efficienza del prodotto che devono contenere e conservare. Recentemente la Corte di Giustizia Europea ha confermato il divieto delle plastiche oxo-biodegradabili, respingendo il ricorso presentato da alcune aziende specializzate nella produzione di prodotti in plastica oxo-biodegradabile. 

Secondo i giudici del Tribunale UE, la plastica oxo-biodegradabile può essere equiparata a quella oxo-degradabile, dunque rientra pienamente nei divieti previsti dalla normativa SUP dell’Unione Europea. 

Casi come questo mostrano la complessità della regolazione dei materiali plastici, un processo che richiede profondi cambiamenti nelle abitudini quotidiane e nei modelli di produzione industriale, per tutelare l’ambiente evitando qualsiasi rischio per la salute e la sicurezza della popolazione.