Col Covid, turismo in Italia al ribasso. Come evidenzia l’Istat, le attività economiche riconducibili al turismo includono l’alloggio (sia alberghiero che in abitazioni private)e la ristorazione. Più il trasporto di passeggeri terrestre, marittimo e aereo, il commercio al dettaglio, le agenzie di viaggio e i tour operator, i servizi culturali, sportivi e di intrattenimento.
L’insieme dei settori che sono toccati dalla domanda turistica, in maniera anche solo parziale, genera 210 miliardi di euro di valore aggiunto. Pari ad oltre il 13% del totale. Sono circa 1 milione le imprese che vi operano, con una netta prevalenza di unità di piccole dimensioni. Il valore aggiunto turistico si attesta al 6% (pari a poco più di 90 miliardi di euro). Derivante dalla sola quota turistica sia delle industrie strettamente turistiche, sia di tutte le altre che compongono l’intera economia.
La crisi sembra aver spiazzato una quota significativa delle imprese dei comparti tourism-oriented. In particolare, circa un’impresa su tre nella cultura, sport e intrattenimento non ha messo in opera nessuna strategie di risposta alla crisi. Quota che scende a poco meno del 20% nella ristorazione e nei servizi di alloggio.
Complessivamente, dunque, la produzione turistica genera nel sistema un potenziale di circa 150 miliardi di euro di valore aggiunto, pari a poco meno del 10% del totale. Nel primo trimestre 2020 gli occupati nel turismo in senso ampio hanno già registrato una diminuzione (-2,7% tendenziale, pari a 42 mila unità). Il calo tendenziale si accentua molto nel secondo trimestre (-15,7%, 265 mila occupati), essendo imputabile per gli otto decimi alla componente dipendente.