Soldi ai Comuni: esattamente alle città ad alta vocazione turistica. Potranno accedere al nuovo aiuto a fondo perduto per le attività commerciali dei centri storici colpite dal calo dei turisti. Alla base, la pandemia di Covid. Un aiuto da oltre 500 milioni di euro voluto dal ministro per i Beni culturali e il Turismo, Dario Franceschini, nel decreto Agosto. Che ancora non è effettivo: manca la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
C’è contrazione del turismo internazionale. Quindi, meno denaro alle città. Si sopperisce coi quattrini dello Stato. Il contributo a fondo perduto spetta alle attività di impresa di vendita di beni o servizi al pubblico dei centri storici. Come individuarle? Sono quelle con presenze di turisti stranieri in numero almeno tre volte superiore a quello dei residenti per quanto riguarda i capoluoghi di provincia. E per i comuni capoluogo di città metropolitana in numero pari o superiore a quello dei residenti. Numeri Istat pre-Covid.
Capitali dell’arte, della cultura, del cibo, della bellezza infinita. Viene malinconia a pensare a come la classe politica abbia ridotto questo Paese sublime: Venezia, Firenze, Napoli, Palermo. Ma anche Verbania, che come presenze turistiche ante-pandemia era al secondo posto. La divina Sicilia registra 5 capoluoghi i cui centri storici hanno subito maggiormente la crisi. C’è chi piange: niente soldi a Calabria, Umbria, Molise e Friuli-Venezia Giulia.
Per accedere al fondo perduto, i soggetti che svolgono attività di vendita di beni o servizi al pubblico in forma imprenditoriale devono aver subìto un calo del fatturato. Di quanto? Di almeno un terzo rispetto a quello del 2019. L’importo massimo del contributo erogabile è fissato in 150.000 euro. Non c’è cumulabilità: il bonus centro storici non potrà essere cumulato dai ristoratori con l’altro bonus previsto dal decreto Agosto, ossia il contributo a fondo perduto per chi sostiene la filiera del Made in Italy al 100 per cento. Il bonifico delle Entrate arriva nei 10 giorni successivi all’istanza. La politica garantisce che, stavolta, i furbetti e gli accattoni non vedranno un euro, dopo la drammatica esperienza italiana dei 600 euro a chi guadagna 13.000 euro al mese: i parlamentari.