Quella del vaccino Covid è una guerra economica, prim’ancora che sociale. La corsa della Russia al vaccino coronavirus pare la stessa corsa allo spazio, alla Luna: Putin vuole arrivare per primo. Dice di esserci arrivato. In attesa di conferme da parte della comunità scientifica, l’Italia si muove. C’è perfino la statalizzazione delle aziende che cercano il vaccino Covid italiano. Che affianca la possibile statalizzazione di Autostrade e Ilva.
Non ci credete? La bozza del decreto Agosto prevede la creazione di un fondo per le emergenze nazionali di altri 580 milioni per il 2020 e 300 per il 2021. Di questi soldi, 80 milioni per l’anno 2020 e 300 milioni per l’anno 2021 per la ricerca e sviluppo e l’acquisto di vaccini e anticorpi monoclonali.
E chi li fa questi vaccini e anticorpi monoclonali? Sono prodotti da industrie nazionali, anche attraverso l’acquisizione di quote di capitale a condizioni di mercato. Morale: un decreto dei ministeri dell’Economia, della Salute e dello Sviluppo economico, su proposta del commissario straordinario, disciplinerà l’acquisto delle quote di capitale. Così si avrà la statalizzazione delle aziende che cercano il vaccino Covid italiano.
D’altronde, sono già due i vaccini Covid italiani al 100%, che stanno entrando nella fase della sperimentazione sull’uomo. Uno: quello sviluppato dall’azienda biotech Reithera con il sostegno del Governo, del Cnr e della Regione Lazio. Due: quello prodotto da Takis e Rottapharm Biotech che comincerà presto la sperimentazione. La concorrenza è fortissima. Ma sì, lo sappiamo che è per il bene dell’umanità. Comunque, trattasi di guerra economica: addirittura 40 in sperimentazione nel mondo. Dopodiché, ci sarà una seconda guerra: gli scienziati e i virologi che dovranno dire se il vaccino funziona o no. Magari gli scienziati Usa potranno dire che il vaccino Russia non va; e viceversa. Oppure l’Ue potrà dire che il vaccino cinese non va; e viceversa. Guerra chiama guerre.