Dal 2011, si attende che un disegno legge di riforma del Codice della Strada diventi legge, fondamentale per ridurre il numero di incidenti e di morti sull’asfalto. Ieri, in Parlamento, doveva partire la discussione di questo disegno legge. Ma tutto è stato paralizzato. Perché? Perché alcune norme del disegno legge sono state estratte e piazzate nei decreti. La Camera ha pertanto approvato il ritorno del testo in commissione per coordinarlo con le novità introdotte nel Codice tramite decreti.
È così che in Italia la riforma del Codice della Strada prosegue: un percorso a singhiozzo, un progetto con picchi e crolli assurdi. Una situazione così pasticciata e caotica che rischiamo di fare flop per la terza volta. Dal 2001 al 2010 non abbiamo dimezzato le vittime della strada, né dal 2011 al 2020. Né ci riusciremo dal 2021 al 2030: senza una riforma del Codice della Strada degna di questo nome, nulla possiamo. Con ripercussioni gravissime sotto il profilo economico per le assicurazioni Rc auto.
All’anno, si viaggia sui 175.000 incidenti stradali con lesioni a persone in Italia, con 3.200 vittime e 240.000 feriti. Numeri da Quarto Mondo. I costi sociali dei sinistri nel nostro Paese? Attorno ai 17 miliardi di euro annui, grosso modo l’1% del Pil. Un caos così forte che, giustamente, Simone Baldelli (Forza Italia) ha annunciato il deposito di una proposta di legge particolare. Obiettivo: abrogazione le ultime novità introdotte nel Codice con la legge di conversione del decreto Semplificazioni. Tornare indietro per avanzare.
Attenzione all’Unione europea, specie ai Paesi frugali. Che non tendano troppo l’orecchio verso l’Italia. Devono prestarci un mare di miliardi di euro (molti politici stranieri ne sono poco convinti). Affinché l’Italia faccia delle riforme. Se sanno come trattiamo un argomento delicato come la sicurezza stradale, e come riformiamo il Codice della Strada, c’è il rischio che non ci diano neppure un centesimo.