Scuola: rischio contagio Covid a profusione. A chi credere? Da una parte la ministra dell’Istruzione Azzolina: dice che le scuole si possono aprire. Dall’altra gli scienziati. Sentiamoli: si sa pochissimo di come si comporta il virus tra giovani e giovanissimi a scuola. Non sono anziani che rispondono a ogni input con tranquillità: c’è un’esplosione di ormoni che rende i ragazzi incontrollabili. Come in discoteca: scambi di saliva, assembramenti, magari niente mascherina e mani non pulitissime. Il fatto è: se i contagi salgono per le scuole, occorre un secondo lockdown. Con una legnata economica a carico delle famiglie, peggio del primo lockdown.
Non va ripetuto l’errore delle discoteche e degli sbarchi dei clandestini: apri tutto, sale il contagio e poi mediti di chiudere. No: occorre prevenzione da parte del Governo Conte e della ministra Azzolina. Esiste la didattica a distanza, che poi potrebbe anche essere il futuro.
Dal documento “Elementi di preparazione e risposta a Covid-19 nella stagione autunno-inverno”, emerge grande preoccupazione fra gli scienziati. Non è nemmeno noto l’impatto che potranno avere le misure di riorganizzazione scolastica che si stanno mettendo in campo in questi giorni.
Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano il Covid rispetto agli adulti. Anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici e quindi il potenziale di trasmissione non è statisticamente differente. Tutto questo rende molto incerto il ruolo della trasmissione nelle scuole a partire da settembre sull’epidemiologia complessiva di coronavirus. Occhio: dal guaio salute si passa in un attimo al guaio economia.