Soldi, servono soldi. La scuola italiana chiama denaro, come non mai. Eppure siamo in piena crisi economica, e i quattrini van tenuti in saccoccia. Ma a quanto pare lo Stato deve pagare.
Circa il 40% del corpo docente è over 55, oltre 170 mila professori sono sopra i 62 anni. Sentite una sindacalista sulla scuola italiana: i più anziani si metteranno in malattia, sostituiti da precari spesso più grandi. D’altronde, i professori e le maestrine, caspita, dovranno lavorare; il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, dice: rischiamo che i docenti spendano più tempo a far rispettare le regole che a fare lezione. Sarà un arduo compito.
Eh sì, sarà un lavoro. Seguiteci nel ragionamento. Col Covid, molti insegnanti si daran malati. Non ci permettiamo di dirlo noi. Loi dice il sindacato. Le malattie costano. Tu datore di lavoro (Stato) paghi l’insegnante per stare a casa malato. Di solito, lunedì stai bene, martedì sei malato, vai dal medico e quindi non ti rechi al lavoro. Ma qui le cose cambiano a quanto pare: l’insegnante programma la malattia. Sa quando sarà malato. I docenti di ruolo più anziani, pur di restare a casa, potrebbero comunque optare per la malattia, trovando un medico disposto a certificare la loro fragilità.
Vediamo chi paga per la scuola
Ne prendiamo atto. Se un dipendente fa una cosa del genere, si becca la lettera di licenziamento della ditta la sera stessa. Ma c’è un secondo guaio. Se l’insegnante malato non è a scuola, chi bada ai bimbi, ai piccini, ai piccoli che stanno tanto a cuore agli insegnanti stessi? Ci pensa lo Stato. Che paga i precari con le supplenze. Oppure assume per far fronte alla moria di insegnanti malati. O assume i pensionati che così prendon i soldi di pensione e supplenze. C’è un ultimo problemino: lo Stato non è un’astrazione cosmica. Lo Stato sei tu che leggi. Siamo noi. Che paghiamo le tasse. I celeberrimi contribuenti. Che pagano le malattie agli insegnanti (malattie programmate) e le supplenze e le supplenze delle supplenze.