Recovery Plan: Italia vigilata dall’Ue. Ci vengono prestati soldi, facciamo debiti in Unione europea: è chiaro che l’Italia venga vigilata. Sotto stretta osservazione. Ue e Paesi frugali hanno tutto da guadagnarci: regali zero. Questo è la solidarietà europea oggi. La Commissione europea ha proposto giovedì 17 settembre che almeno il 20% degli investimenti provenienti dal Fondo per la Ripresa (Recovery Fund) vada a finanziare la transizione digitale.
La proposta è contenuta nelle linee-guida pubblicate dall’esecutivo comunitario e di cui i governi dovranno tenere conto nel preparare piani nazionali volti ad ottenere l’esborso del denaro. In tutto a disposizione dei paesi su questo specifico fronte saranno 672,5 miliardi di euro. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è perentoria. Gli Stati membri, spiega, necessitano di orientamenti chiari per garantire che i 672,5 miliardi di euro siano investiti bene. Dove? Per l’immediata ripresa economica dell’Europa. E per una crescita sostenibile e inclusiva a lungo termine.
La quota del 20% dedicata alla transizione digitale va ad aggiungersi al 37% riservato alla transizione climatica. La quota riservata al digitale deve servire a investire nella diffusione della connettività 5G e Gigabit. E a sviluppare competenze digitali attraverso le riforme dei sistemi educativi. Aumentando la disponibilità e l’efficienza dei servizi pubblici. La Commissione europea lo impone: i piani nazionali devono perseguire sette obiettivi. Ossia promuovere l’energia pulita, migliorare l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati. E sviluppare nuove tecnologie nei trasporti, rafforzare la rete di banda larga, in particolare 5G. Poi digitalizzare la pubblica amministrazione, il settore giudiziario e sanitario. Cavalcare l’economia dei dati. Non ultimo, adattare il sistema educativo alle nuove necessità. È ovvio che qui c’è tantissima teoria. Come sempre in Europa.
L’Italia avrà a disposizione 44,7 miliardi di euro provenienti dal primo pacchetto, che riguarda il 70% del totale, e altri 20,7 miliardi dalla seconda tranche, che riguarda il restante 30%. In termini assoluti, l’Italia è di gran lunga il paese che più dovrebbe beneficiare di questo nuovo strumento comunitario. Riusciremo ad adeguarci? Per ora, la partenza dei 50 bonus da puro assistenzialismo è moscia.