In Italia, tutti vogliono i soldi del Recovery Fund: 209 miliardi di prestiti dell’Ue alla nostra nazione. È un debito voluto dal Governo contro il Covid, con interessi da pagare. E con monitoraggio costante da parte dell’Unione europea, specie i Paesi frugali. Ma qui in Italia s’è scatenato un assalto alla diligenza. In materia, s’è espresso la leader della Cisl, Annamaria Furlan: i quattrini devono essere spesi per realizzare investimenti in formazione, innovazione, digitalizzazione, infrastrutture materiali e immateriali.
Il fatto è che questi denari fanno gola a tanti, come riporta italiaoggi.it. Sentiamo Luca Menesini, rappresentante dell’Unione delle Province d’Italia (Upi): sulla rete viaria e i ponti abbiamo un ritardo di manutenzione dovuto a quello che è successo alle Province dal 2010 in poi. L’Upi vorrebbe ridare alle strade di tutti i cittadini un’adeguata manutenzione. Per fare questo è necessario un intervento che ruota intorno ai 7 miliardi.
Gli fa eco il ministro dell’Università, Gaetano Manfredi. Il dicastero ha presentato un progetto molto organico di investimento sia sul diritto allo studio sia sulla ricerca. L’investimento complessivo è di 15 miliardi per cercare di portare l’Italia agli standard europei. È un fondo per i giovani.
Parola al Comitato che decide dove andranno i soldi
La parola al Ciae, il Comitato interministeriale per gli affari europei, che dovrà iniziare a scremare i 534 progetti predisposti dai ministeri. Il Governo ha archiviato l’idea di presentare il piano all’Europa entro il 15 ottobre insieme alla legge di Bilancio. Se ne riparlerà a gennaio anche perché il termine dato da Bruxelles scade ad aprile. Il Ciae si limiterà a varare e inviare al Parlamento le semplici linee guida del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Bisognerà attendere la primavera del prossimo anno per avere una iniezione di denaro che, secondo Bankitalia, potrebbe portare ad una crescita del Pil di 3 punti e 600.000 occupati in cinque anni.