Ci sono 5 parlamentari che han chiesto e ottenuto un bonus di 600 euro. È uno scandalo? Sì. Perché l’Inps dovrebbe pensare alla marea di disperati senza cibo per il pane. E invece dà 600 euro a chi non ne ha assolutamente bisogno. I nomi ancora non si conoscono. Cinque deputati hanno chiesto all’Inps il bonus da 600 euro mensili poi elevato a 1000 previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio del Governo per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva in difficoltà durante la crisi del coronavirus. Segnalazione che è arrivata direttamente dalla direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inps, una struttura creata ad hoc dal presidente Pasquale Tridico con l’obiettivo di individuare i truffatori.
Non solo, nella vicenda sarebbero coinvolti addirittura duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci. Un secondo schifo. Anche se gli stipendi non arrivano a 13.000 euro netti mese.
Per il ministro degli Esteri Di Maio 5 poveri furbetti durante la pandemia hanno avuto il coraggio di avanzare richiesta allo Stato per avere il bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà. Evidentemente non gli bastavano i 13.000 euro netti di stipendio al mese, non gli bastavano tutti i benefit e privilegi di cui già godono. È vergognoso, è davvero indecente, chiosa il grillino. Per il leader leghista Salvini, che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle partite Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna, ma che l’Inps abbia dato quei soldi è una vergogna.
Qui sta il punto. Un parlamentare guadagna sui 13.000 euro netti al mese. In un Paese devastato dalla crisi, dilaniato dal Covid, con la disoccupazione che è un cancro sociale, il Sud Italia alla deriva, 13.000 euro a un parlamentare sono uno sproposito amorale. Si dovrebbe pensare a una taglio fortissimo dei parlamentari, e a una sforbiciata pesantissima ai 13.000 euro netti. Invece ci si concentra sui 600 euro. Che non spostano gli equilibri. Si vada a picchiare duro sul numero di persone dentro Camera e Senato, sugli stipendi, sulla burocrazia costosissima di Roma. Non sui 600 euro. Quegli stipendi dei nostri politici così alti ci fan fare brutta figura in Europa: chiediamo soldi a Paesi ricchi con politici che han stipendi più bassi degli stipendi dei politici italiani. È il povero che, con un orologio d’oro al polso, domanda soldi al ricco vestito in modo frugale: ci guardano male.