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Niente bonus di 2.500 euro a ristoranti aperti prima del 2019

Una legge scritta male penalizza chi ha aperto ristoranti e bar prima del 2019. Per errore, nel testo in Gazzetta Ufficiale, il contributo a fondo perduto per la filiera della ristorazione risulta destinato alle attività avviate dal 1° gennaio 2019: niente bonus di 2.500 euro.

L’errore circoscrive la platea che può accedere a una misura da 600 milioni di euro. Nei primi nove mesi del 2019 le nuove attività avviate nel settore ristorazione sono state 10.231 imprese. E le imprese attive nel settore ristorazione (che include bar, mense e attività di catering) nel 2019 erano oltre 227.000. Un esercito senza bonus.

Si può porre rimedio? Ora è caos per il bonus di 2.500 euro. Magari con una errata corrige. O con la legge di conversione. Ma allora dovrebbero restare senza bonus per 60 giorni, in questo secondo caso, fino all’entrata in vigore della legge di conversione del decreto Agosto. In grado di recepire le modifiche parlamentari. Le eventuali istanze presentate dagli esercizi più “vecchi”, infatti, in base al tenore attuale del testo dovrebbero essere respinte per mancanza di requisiti di legge.

Il guaio è che il settore della ristorazione è tra i più colpiti dalla crisi legata all’epidemia di Covid-19: i bar e ristoranti italiani nel secondo mese di attività dopo la riapertura post lockdown hanno registrato una perdita media di fatturato del 42,3% (i ristoranti) e del 39,1% (i bar).

Chissà. Forse sarebbe stata più semplice un’altra misura: la restituzione del 20% del conto pagato dai clienti con uno strumento tracciabile. Ma alla fine si è deciso per il bonus. Senza quei 2.500 euro (come minimo), ossia senza ossigeno, può diventare davvero complicato per chi ha bar e ristoranti. Un doppio errore orribile: 600 euro a parlamentari che guadagnano 13.000 euro mensili. E neppure un euro a ristoranti e bar pre-2019: l’Unione europea dei Paesi frugali ci detesta ancor più.