La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, al termine del tavolo sui rider, dice in buona sostanza che li tutelerà. Serve un dialogo fra le parti sociali: così si arriverà a un accordo in grado di assicurare ai rider un quadro di tutele certe ed effettive. E a garantire una concorrenza in un settore in costante evoluzione. Ma i sindacati cosa vogliono? Retribuzione oraria, orario minimo garantito diritti sindacali, ferie, tutela della malattia. Pertanto, rider difesi dalla ministra.
Obiettivo, l’estensione di tutele e diritti contrattuali per una platea di lavoratori che si sono rivelati essenziali durante i mesi del lockdown. Si vuole un riconoscimento professionale. Una disciplina che estende loro alcune tutele tipiche del lavoro subordinato, come quella contro gli infortuni, e che si è rivelata ancor più importante nel periodo più acuto dell’emergenza coronavirus in cui questi lavoratori hanno avuto un ruolo essenziale.
In più, bisognerà anche occuparsi di sicurezza stradale dei rider. Che purtroppo per fare in fretta, per guadagnare di più, non rispettano le precedenze e vanno sui marciapiedi. Attenzione perché i morti in bici salgono di continuo, e adesso ci sono anche i monopattini elettrici a complicare le cose. Diventa una giungla urbana, col rider che ha esigenza di andare veloce, il pedone che vuole passeggiare in pace, il monopattinista giovane che cerca spazio per diletto.
Tutto a posto quindi? Macché. Anche coi rider difesi dalla ministra, tensione presso la sede Filt-Cgil di Torino, in via Sacchi 31, dove 25 rider si sono date appuntamento per protestare contro il sindacato. Dopo aver appeso uno striscione “Basta tavoli fuffa, vogliamo contratti subito. Rider in lotta” i manifestanti sono rimasti davanti alla sede della Filt-Cgil rea, secondo loro, di non fare abbastanza per tutelare gli interessi della categoria di lavoratori.