Partiamo da un presupposto: lo scopo di questo articolo non è assolutamente quello di condannare lo smart working. Piuttosto è di far vedere il “lato oscuro” della medaglia. Da tempo se ne parla come una sorta di salvezza per l’economia e anche per i lavoratori. Senza ombra di dubbio ci sono benefici nella produttività, nel risparmio di tempo e denaro per raggiungere il luogo di lavoro e nella gestione del tempo libero.
Smart working: non è tutto oro quel che luccica
Tuttavia, lo smart working presenta anche alcuni svantaggi. In primo luogo prigonia domestica, isolamento e stress ma anche raddoppio dell’impegno e continua connessione. Benché sembri che la produttività possa migliorare nel settore privato, in quello pubblico le stime prospettano un crollo, oltre alla perdita di efficienza verticale.
Fino a pochi mesi fa, il numero di persone operanti da remoto era nettamente inferiore in confronto ad oggi. Complice l’emergenza sanitaria da Coronavirus, il quadro è notevolmente cambiato e il numero di smart workers ha toccato quota 8 milioni. Accanto agli effetti positivi, sussistono delle controindicazioni legate ad una cattiva organizzazione e alla mancanza di tecnologie, che talvolta rendono questa modalità di lavoro complicata.
La metà più stressata e ansiosa
Secondo un sondaggio di Linkedin, il 46% dei dipendenti che operano in smart working hanno dichiarato di sentirsi più stressati e ansiosi. In tanti hanno manifestato disagio, agitazione, insonnia, attacchi di panico, fatica, fino persino ad una vera e propria sindrome del burnout. Anziché essere meno occupate, diverse donne si sono trovate a prestare servizio più ore e a gestire senza tregua il ménage famigliare.
Stando al presidente di Adapt Emmanuele Massagli è indubbiamente presente un lato oscuro. Il riferimento è ai lavoratori agili ‘forzati’, ossia desiderosi di tornare in team. Per chi dispone di pochi locali e connettività a internet scarsa lo smart working può diventare fonte di stress e alienazione. Infine, l’assenza di rapporti diretti tra colleghi rischia di creare cali di produttività e creatività.