Sconcertanti ammissioni in Italia durante la pandemia e in questi giorni: dipendenti che lavorano in cassa integrazione o malattia. Dopo il caso dei manager idioti che odiano lo smart working, ecco le aziende che truffano lo Stato.
Infatti, mentre lo Stato paga la cassa integrazione, l’azienda fa lavorare il dipendente: un bel guadagno disonesto. È la Gomorra dei dirigenti aziendali inetti e incapaci. Addirittura, per la cig Covid, sono stati spesi 16,5 miliardi.
Si tratta di una prestazione economica, erogata dall’Inps, a favore dei lavoratori sospesi dall’obbligo di eseguire la prestazione lavorativa. Per aiutare aziende in difficoltà. Un ammortizzatore sociale, così che nessuno si faccia male. Il datore paga come nella cassa integrazione il trattamento anticipando la spesa che verrà rimborsata: se la spesa è impossibile per mancanza di liquidità, provvede lo Stato.
Dipendenti che lavorano in cassa integrazione: lo Stato dove trova i quattrini per la cassa? Col maggior deficit chiesto dal Governo e approvato dal Parlamento: scostamento di bilancio. Risorse aggiuntive rispetto a quelle già necessarie per garantire gli ammortizzatori ordinari.
La soluzione passa per la prevenzione: se un dipendente lavora in cig o in malattia, il responsabile è un criminale. Trattasi di reato. Sfruttamento dell’individuo debole, è un approfittarsi della collettività. L’azienda come bulletto di periferia, come guappo di paese che strapazza chi è in difficoltà.
Un meccanismo orripilante basato sul terrore: zitto, lavora, non denunciare. Se no perdi il posto di lavoro. Perché la disoccupazione è la vera piaga sociale di oggi in Italia. Purché tutto questo non venga definito malcostume, o brutto vizio.
Il sistema più utilizzato è quello della rotazione a tempo: a turno, ognuno “sta sotto” in silenzio.