Se l’Italia è già piena di debiti, si trova sotto la lente dell’Unione europea e dei Paesi frugali, non ha un quattrino, da dove sono usciti i soldi per i 44 bonus del Governo Conte? Abbiamo fatto altro debito, con l’ok dell’Ue. Se i Paesi ricchi dell’Unione dicono sì a un Paese in difficoltà, è che perché i politici dei primi sanno che hanno tutto da guadagnarci con la politica economica della nostra classe politica. La cancellazione dei vincoli di stabilità europei serve a qualcuno di potente per diventare ancora più forte.
Ma se fai extra-debito, extra-deficit, il rapporto debito-Pil schizza all’insù. Per Bankitalia addirittura al 160% entro fine 2020. È un incubo. Attenzione perché a un certo punto non ci sarà più spazio per altro debito ancora. Chiuderanno i rubinetti. Oltretutto, i soldi sono finiti in 44 bonus che lasciano l’amaro in bocca. Sono bonus perlopiù di assistenzialismo, specie verso il Sud Italia.
Che cosa garantiscono questi bonus? Un sacco di voti al Governo. Un consenso elettorale formidabile, proveniente specie da alcune aree disagiate della nazione. Che ricevono oggi denaro facile. Ma che un domani rischiano forte. Arriva una leggerissima boccata d’ossigeno temporanea e farlocca. Però non c’è vero stimolo dell’economia. Manca il rilancio prepotente del sistema produttivo della nazione. In più, si crea un’attesa spasmodica: devi pregare che la burocrazia non sia troppo lenta affinché tu possa incassare i bonus. Anche perché le normative sono spesso oscure, e rimandano a 200 provvedimenti attuativo.
Ricordiamo anche se sei aziende su 10 non hanno denaro. Tecnicamente, è crisi di liquidità. Senza soldi, o chiudono o licenziano. Esiste solo qualche accenno di manovre lungimiranti: ci piace la detraibilità del 110% per i lavori di efficientamento energetico degli edifici. Mancano quattrini per l’auto, e per spingere verso l’alto le aziende, tutelando gli occupati.