Dopo aver perso le regionali, il M5S cerca le cause del crollo. Che può magari andare a braccetto con il crollo del Ponte di Genova. Quando i grillini (Di Maio in testa) promisero la revoca ad Autostrade per l’Italia. Gestore del tratto dove c’era il vecchio viadotto sul Polcevera. Azienda controllata da Atlantia, di proprietà dei Benetton. Sta di fatto che, a distanza di due anni, di revoca non c’è l’ombra. E che i Benetton potrebbero vendere bene all’estero. Una stra-vittoria per la famiglia veneta, una sconfitta per il Governo Conte e per i pentastellati.
Ma ora l’Esecutivo torna all’attacco. O Aspi dà risposte convincenti, o c’è la revoca. Sarebbe la fine del rapporto con lo Stato. Proprietario delle rete autostradale. Tutto nacque nel 1999: ci fu la gara per l’attribuzione del 30% del capitale a un nucleo stabile di azionisti disposto a pagare il più alto premio di controllo sul prezzo di collocamento al pubblico della successiva Offerta Pubblica di Vendita (OPV). Dopo il ritiro dell’unico concorrente – il fondo australiano Macquarie che presentò un’offerta non vincolante – rimase solo Schemaventotto, cordata costituita da Edizione (controllata dalla famiglia Benetton), Acesa (ora Abertis), Fondazione CRT, UniCredit e Assicurazioni Generali, con un premio offerto del 5% sul prezzo dell’OPV.
Ci fu poi il collocamento in Borsa della restante parte del capitale (57%), detenuta dallo Stato, tramite OPV. A un prezzo di 6,75 € per azione, essenzialmente presso i piccoli risparmiatori (circa 40% del capitale) e, in minor misura, a investitori istituzionali (per la metà italiani). L’investimento complessivo di Schemaventotto è stato di 2,52 miliardi di €.
Il controvalore complessivo per il 100% della Società (al prezzo medio di 6,87 € per azione) corrispondeva a una capitalizzazione di circa 8,1 miliardi di €, pari a 4,5 volte il suo valore patrimoniale netto.
La privatizzazione di Autostrade è stata quella che ha presentato il premio più alto, rispetto al valore di libro, tra le principali privatizzazioni promosse dallo Stato italiano in quegli anni (Enel, Eni e Telecom Italia). Ma la Luna di miele pare al termine.